Trieste, in corteo per chiedere un’accoglienza dignitosa dei migranti

L’iniziativa “Luce tra gli ultimi. Un Natale in cammino” promossa da Ics e Centro Balducci dopo la morte di quattro migranti in Friuli Venezia Giulia. Disagi al traffico 

Gianpaolo Sarti
I partecipanti al corteo che chiede un'accoglienza dignitosa dei migranti. Fotoservizio Massimo Silvano
I partecipanti al corteo che chiede un'accoglienza dignitosa dei migranti. Fotoservizio Massimo Silvano

Circa 150 persone hanno preso parte la sera di Natale al corteo “Luce tra gli ultimi. Un Natale in cammino”, promosso a Trieste dal costituendo coordinamento regionale della rete di persone e realtà del Terzo Settore. 

Tra le realtà presenti, che chiedono attenzione, dignità e interventi a favore dell'accoglienza dei migranti, l'Ics e il Centro Balducci, presieduto da don Paolo Iannaccone.

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È il sacerdote triestino a guidare quella che, nelle intenzioni, doveva essere una fiaccolata. Ma che, vista la bora, non è possibile attuare.

Il corteo è partito da largo Città di Santos diretto verso piazza Oberdan e infine piazza Libertà. Inevitabili i contraccolpi al traffico. Presenti la Polizia, con le volanti e la Digos, i Carabinieri e la Polizia locale.

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"A seguito della morte di quattro persone migranti - scrive l'Ics in un comunicato - avvenuta nelle ultime settimane in Friuli Venezia Giulia, non possiamo girarci dall’altra parte. È da qui che nasce l’iniziativa: dal rifiuto della cultura dell’indifferenza e dalla volontà di riportare al centro, proprio nel giorno simbolo della solidarietà, il tema dei diritti negati, delle disuguaglianze e delle condizioni di vita delle persone migranti e richiedenti asilo arrivate in città. Persone costrette, a causa di gravi inadempienze istituzionali, a vivere per settimane nei magazzini abbandonati del Porto Vecchio, pur avendo diritto all’accoglienza”.

Tre tappe

L' iniziativa si è svolta in tre tappe. Il ritrovo era previsto alle ore 18.15 in largo Santos (ex Sala Tripcovich), da dove si è poi snodato un cammino accompagnato dalla musica.

La seconda tappa è piazza Oberdan, dove i manifestanti, tra cui i giovani della Rete degli studenti medi, si sono seduti simbolicamente a terra togliendosi le giacche “per provare a comprendere quanto freddo possano sentire i migranti”.

In piazza viene letto un manifesto: “Al centro delle politiche pubbliche troviamo gli utenti, o meglio, i clienti, ma non più le persone. In particolare, chi è soggetto debole, oggi non solo non è più destinatario di interventi che lo aiutino a superare la sua condizione, bensì diviene persino bersaglio privilegiato di azioni discriminatorie e violente che lo spingono verso un’ulteriore marginalizzazione sociale”.

 

Alcune persone si sono sedute per terra e tolte le giacche "per capire il freddo che provano i migranti. Stiamo un minuto così per renderci conto"
Alcune persone si sono sedute per terra e tolte le giacche "per capire il freddo che provano i migranti. Stiamo un minuto così per renderci conto"

Il percorso si è concluso in piazza Libertà, con una cena condivisa insieme alle persone migranti: sono stati distribuiti pasti caldi e coperte. 
 

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