«Così ho salvato il mio amico»

Il drammatico racconto di Luca Bidoli: «Dopo la scossa da 10mila volt Claudio aveva smesso di respirare»

Qualche minuto in più e per Claudio Piccolo, 42 anni, l’uomo colpito martedì pomeriggio da una scarica elettrica di 10mila volt, vicino al canale del Brancolo, dopo aver toccato la linea elettrica con la canna da pesca, non ci sarebbe stato nulla da fare.

Dopo le prime cure sul posto e al pronto soccorso dell’ospedale di San Polo, Claudio Piccolo è stato ricoverato a Padova al Centro grandi ustionati: la violenta scarica gli ha causato ustioni di terzo grado a una mano e a un piede, “attraversato” dall’intensa corrente elettrica.

Minuti decisivi, si diceva, quelli in cui è intervenuto l’amico che era con lui, Luca Bidoli, 23 anni, barista, residente a Panzano. Fortuna ha voluto che Bidoli alcuni anni fa ha lavorato come bagnino all’Albatros di Marina Julia, e per svolgere quell’attività ha seguito un corso di primo soccorso a Pordenone, alla Società nazionale di salvamento. Conosce quindi tutte le manovre per rianimare un infortunato, ma non gli era mai capitato di doverle mettere in pratica.

E non ha certo pensato di doverlo fare l’altro pomeriggio, quando ha consegnato la sua canna in carbonio all’amico, con il quale aveva deciso di andare a pescare a Panzano, nell’area dell’Associazione pescatori dilettanti, come avevano fatto anche nei giorni precedenti.

I due si sono incontrati nel parcheggio del bar-discoteca Kukù, nei pressi del ponte della Checca. Lì Luca Bidoli lavora come barista, mentre Claudio Piccolo abita a pochi metri dal locale.

Poco prima Luca aveva preso la sua canna da pesca avendo visto che nel canale del Brancolo c’erano parecchi cefali, ma poi ha optato con l’amico per Panzano. Per andare a cambiarsi ha consegnato la canna a Claudio Piccolo, dicendogli di ripiegarla per metterla in macchina.

Proprio mentre l’amico stava facendo questa operazione, la punta della canna (lunga 8 metri) ha toccato i cavi elettrici che passano a fianco del parcheggio. «Il contatto non è durato più di cinque secondi - racconta Luca -. Ho visto Claudio tremare, ma non ho capito subito perchè. Ho guardato in alto e ho visto scintille nel punto in cui la linea elettrica è fissata al traliccio. In quel momento Claudio mi è caduto davanti ai piedi. Aveva le gambe distese, poi si è sollevato con il busto dicendo “Tutto bene”».

La situazione era invece esattamente l’opposto. In pochi secondi le condizioni di Claudio Piccolo sono peggiorate. «A un tratto - racconta sempre Luca Bidoli - ha chiuso la bocca, è diventato rigido come un pezzo di legno, ha cominciato quasi a rantolare, il viso diventava sempre più blu, quasi nero, mentre della bava gli usciva dalla bocca. Tenendogli una mano sul collo mi sono accorto che il cuore non pulsava più».

Alla drammatica scena hanno assistito alcuni operai che lavorano alla costruzione del nuovo ponte sul Brancolo, i quali hanno chiamato il 118. Luca Bidoli intanto non si è perso d’animo. «Ho disteso Claudio - spiega - e ho iniziato a fargli il massaggio cardiaco. Sono riuscito ad aprirgli la bocca e gli ho soffiato dentro, poi ho proseguito con il massaggio cardiaco. Poco dopo sono riuscito a tirargli fuori la lingua, e ho continuato ad alternare il massaggio cardiaco con la respirazione bocca a bocca. Per oltre un minuto il respiro del mio amico si è interrotto».

Visto l’ulteriore aggravarsi della situazione, dopo quattro, cinque massaggi cardiaci Luca ha esercitato una pressione più forte delle altre sul petto dell’amico. «Ho dato tutto - continua -. A quel punto la bocca di Claudio si è sbloccata. Lui ha fatto un enorme respiro, il volto gli si è sbiancato e poi si è rimesso in piedi».

In quel momento sono arrivati i sanitari del 118, che hanno subito prestato all’uomo le prime cure, trasferendolo poi al pronto soccorso dell’ospedale di San Polo. Luca lo ha accompagnato, mai poco più tardi non è riuscito a salutarlo. Mentre stava tornando da casa, dove gli aveva preso del vestiario, l’ambulanza era già partita alla volta di Padova.

Giuseppe Palladini

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