Così ti creo un batterio in provetta

La notizia scientifica della settimana è la creazione (termine scelto in maniera appropriata) di un batterio che contiene un corredo genetico disegnato in laboratorio e un numero di geni minimo per consentirne la replicazione autonoma. I media hanno riportato la scoperta come "Il primo batterio sintetico" (Repubblica), "Si avvicina la vita artificiale" (La Stampa), "Vita artificiale" (Il Fatto Quotidiano), "Il batterio creato dall'uomo" (Rai News)... Solite esagerazioni dei giornalisti?
Ricostruiamo la vicenda. Craig Venter, biotecnologo statunitense, straordinario comunicatore e guru dei progetti che fanno sensazione, già da almeno un decennio persegue l'idea di costruire un microorganismo le cui funzioni sono dirette da un Dna sintetizzato in laboratorio. Ci aveva provato nel 2010, copiando il Dna di un batterio esistente, Mycoplasma mycoides, e dimostrando che questo Dna sintetico era capace di prendere il controllo delle funzioni di una cellula batterica, replicazione compresa. Anche al tempo si era inneggiato alla vita artificiale, tanto da suscitare la reazione preoccupata di Obama, che nominò una commissione di indagine bioetica, e quella indignata del Vaticano, che si scagliò contro il concetto che la vita possa essere artificiale.
Ora Venter migliora la tecnologia, mescolando i geni del batterio, fino a trovarne la minima combinazione (473 geni soltanto, contro i 901 del 2010) che è sufficiente a mantenerlo in vita e farlo replicare.

È vita artificiale? No. Sono sempre geni fatti di Dna identico a quello "naturale", che codificano per proteine "normali". È vita sintetica? In un certo senso, perché la combinazione di geni che consentono la vita al nuovo microbo non esiste in natura. Mescolare i geni in questa maniera è cosa nuova? No. La natura lo fa continuamente. Basti pensare che almeno il 10% del nostro Dna "umano" è in realtà costituito da sequenze di virus che ci ha colonizzato. Infine: è cosa utile? I fautori della biologia sintetica esultano, perché il batterio potrebbe essere la base cui aggiungere altri geni con funzioni specifiche (per esempio, produrre energia o detossificare l'ambiente).
I più, però, non sono particolarmente eccitati: per l'ingegneria genetica oggi ci sono tecniche più semplici e potenti partendo dai microorganismi "naturali". Per lo scienziato, il dato più interessante è che un terzo dei geni della nuova creatura di Venter, pur essendo essenziali per la sua replicazione, hanno funzioni che ancora non conosciamo. Più che un organismo "artificiale", quindi, il microbo sembra essere uno strumento nuovo per capire i segreti della vita "naturale".
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