Costa crociere via da Trieste: il Comune accusa
Ungaro: «Se la città è scomoda non dipende da noi». Bucci: «Cattiva gestione e troppi negozi chiusi»
«Costa Crociere» abbandona Trieste e dal 2009 sposta altrove le sue navi bianche per trovare quei nuovi clienti che la città non ha saputo offrirle. È un colpo molto duro per l’economia triestina ma anche uno schiaffo morale per chi puntava sul turismo, sulle crociere e sul mare per un rilancio della città. Questo accade in un momento particolare: Costa Crociere si sta sviluppando a ritmi altissimi e nei prossimi quattro anni farà scendere in mare cinque gigantesche nuove navi bianche che si affiancheranno alle dodici oggi in servizio.
Entro il 2010 la compagnia che fa parte, con la «Cunard» e la «P&O», del gruppo statunitense «Carnival Cruises», assumerà inoltre altri novemila dipendenti. Fino a un paio di giorni fa sembrava che Trieste potesse partecipare a questo impetuoso sviluppo. Invece la decisione della compagnia di navigazione di lasciare nel 2009 il nostro porto, ricaccia all’indietro previsioni e progetti ed esclude la città da un settore che in Italia dal 2003 al 2005 ha visto crescere il numero dei crocieristi da 346 mila a 514 mila.
A settembre dunque si chiude con l’addio al nostro porto della «Costa Classica», diretta erede della «Costa Marina», approdata a Trieste per la prima volta nel 2006. In sintesi rischia di evaporare dal 40 al 50 per cento del giro d’affari di chi viaggia per piacere, scegliendo Trieste come porto di imbarco. «Tutto sembrava andare per il verso giusto. Normalmente. Anche all’agenzia Samer a cui si appoggia la Costa Crociere, la notizia dell’abbandono del nostro porto nel 2009, è deflagrata come una bomba. Non so se devo prenderne atto solamente per quanto ho letto sui giornali.
Certo è che nelle prossime ore, quando gli uffici della compagnia di navigazione riapriranno al termine del fine settimana, chiederò informazioni ai manager», afferma Livio Ungaro, direttore di Trieste terminal passeggeri la società dell’Autorità portuale che gestisce la Stazione marittima. «Se è vero che hanno detto che Trieste è scomoda, ciò non dipende da noi», sostiene Livio Ungaro. «Al contrario gli indici di soddisfazione per l’affidabilità dimostrata dalla Stazione Marittima sono molto alti. Se nel 2009 le navi della Costa se ne andranno dalla nostra città, non dipende da scelte triestine, ma da una mutata politica commerciale della società di navigazione che ha puntato per le sue crociere sull’Estremo oriente, offrendo nuove mete al di là di quelle tradizionali del Mediterraneo e dei Caraibi».
L’abbandono di Trieste, in altri termini, è dettato anche dalla necessità per «Costa Crociere» di trovare nuovi clienti e nuovi scenari su cui affacciarsi. Il business 2009 è infatti targato Cina, Giappone, Thailandia, Vietnam, Indonesia, Malesia. In quei lontani mari verrà trasferita al termine della stagione 2008 proprio la «Costa Classica». È quello orientale il mercato emergente e la conferma viene dall’«European Cruise Council», l’associazione della compagnie europee da crociera. Entro il 2010 entreranno sul mercato ben 35 nuove «navi bianche». Chi primo arriva in quei lontani mari, si assicura nuova clientela e stringe nuovi accordi commerciali con i porti, con i cantieri, con i fornitori e con le compagnie aeree.
Ecco perché «Costa Crociere» nel 2009 lascia Trieste. La perdita dovrebbe però essere ampiamente compensata dai nuovi arrivi della navi della concorrente «Msc Crociere», la compagnia che fa parte del gruppo armatoriale guidato dal sorrentino-svizzero Gianluigi Aponte. «Finora la Msc Opera approdava alla nostra stazione marittima sette-otto volte l’anno, tutte concentrate tra la fine di agosto e l’inizio di ottobre» spiega Enrico Samer, il più importante agente marittimo triestino, a cui si appoggiano sia Costa Crociere, sia Msc. «Nel 2009 la compagnia di Luigi Aponte aumenterà le presenze nel nostro porto. I turisti inizieranno a imbarcarsi a maggio e continueranno a farlo fino in autunno. Queste navi compenseranno il vuoto lasciato da Costa che comunque ha sempre avuto a Trieste una grande risposta dal mercato.
Tanti passeggeri, almeno fino a tutto il 2007. Come vadano le vendite per il 2008 non lo posso sapere. Certo è che la crescita del mercato crocieristico non seguirà nel nostro porto i ritmi preventivati o dati per certi fino a qualche tempo fa. Nel 2010 ritengo che qualcosa potrà cambiare in meglio». Profondamente diversa l’analisi dell’assessore comunale Maurizio Bucci con delega alla «politiche del mare e delle crociere». Più che allo scenario internazionale e al mercato globale delle vacanze per mare, Bucci guarda alle manchevolezze cittadine ascrivibili, a suo dire, in buona parte alla gestione della Stazione marittima ma anche alla scarsa risposta dei commercianti alle necessità dei crocieristi. In sintesi troppi negozi chiusi. «Con Costa Crociere non si scherza. Da quanto mi è stato riferito la Compagnia già nel 2008 avrebbe voluto lasciare Trieste perché il terminal è inadeguato e i servizi accessori di assistenza e di appoggio non funzionano come negli altri porti.
Sono stati chiesti 200 euro per il posteggio del bus navetta che trasportavano i turisti alle Torri d’Europa. I tassisti hanno dovuto accettare di pagare una gabella di due euro per chiamata. Solo così potevano accedere alla banchina della Stazione marittima. Le auto dei viaggiatori che un tempo venivano ricoverate al Silos, sono state dirottate sul molo quarto. E i crocieristi devono trasportare a mano da lì, fin sotto la nave, i loro bagagli mentre al Silos erano attesi da bus navetta.
Ogni passeggero spende mediamente in città 60 euro e sono presto fatti i conti di quanto lasceranno a Trieste i centomila crocieristi che arriveranno nel 2008. Nel 2009 lo scenario cambia e ritorma a farsi fosco. Ecco perché ho chiesto la testa di chi ha sbagliato e non si è accorto che i tempi sono cambiati...» In effetti che il nome di Trieste sia spendibile molto bene sul mercato mondiale delle navi bianche, è dimostrato dal grande successo della proposta di un’agenzia francese che ha scelto l’aeroporto di Ronchi per diciotto voli charter carichi di crocieristi con meta finale il mare della Grecia.
Sul depliant informativo sta scritto «partenza da Trieste» ma in effetti l’imbarco sulla nave avviene nel porto di Capodistria. Due porti, due destini.
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