Dal palco della Scala alla Sala del Conte: 17 costumi di scena in mostra al Castello di Gorizia
Dopo l’intesa con la Fenice di Venezia, al via una nuova collaborazione con il Teatro milanese.

Dopo la Fenice di Venezia è la Scala di Milano a sbarcare a Gorizia e si tratta di un altro regalo reso possibile da Go!2025: infatti, nella Sala del Conte, in Castello, si possono ammirare diciassette costumi realizzati dalla sartoria del suo teatro dal 1962 al 2011. L’inaugurazione della mostra è fissata per le 17 di oggi. Il progetto, che vuole impreziosire l’offerta della Capitale europea della cultura, si deve a Fabrizia Perco e Monica Cosmai. I costumi appartengono ad allestimenti che non è eccessivo definire storici.
Qualche esempio? La straordinaria Bohème del ’62-’63 diretta da Herbert von Karajan con la regia di Franco Zeffirelli. A interpretare Mimì era Mirella Freni e l’esposizione permetterà di vedere il suo costume ideato, come le scene, da Marcel Escoffier. Nella stessa stagione, però, i melomani ricorderanno anche l’Aida sempre griffata Zeffirelli con Gianandrea Gavazzeni sul podio e, in questo caso, è presente il costume indossato dalla protagonista, il soprano Leontyne Price, creato, come le scene, da Lila De Nobili.
C’è poi il costume firmato da Gabriella Pescucci indossato da Tiziana Fabbricini nella stagione ’89-’90 quando, nella Traviata, sosteneva il ruolo di Violetta diretta da Riccardo Muti per la regia di Liliana Cavani: ed era da 26 anni che il capolavoro verdiano mancava dalla Scala. C’è il costume di Luisa Spinatelli, anche autrice delle scene, indossato da Carla Fracci nella stagione ’91-’92 quando la ballerina interpretò Isabella nel Cristoforo Colombo.

E c’è il costume di Daniela Dessì, creato da Anna Anni quando, nel ’92-’93, interpretò Elisabetta di Valois nel Don Carlo: la bacchetta era quella del Maestro Muti per la regia di Zeffirelli. E, curiosità, nel ruolo del titolo c’era Luciano Pavarotti, che alla prima del 7 dicembre, Sant’Ambrogio, ebbe un’incrinatura alla voce e dal loggione piovvero fischi.
«Avere i costumi del teatro alla Scala è il coronamento di un sogno da condividere con i nostri concittadini, nella convinzione che arte e cultura possono diventare un’occasione di crescita personale e sociale per tutta la comunità goriziana, in particolare per le nuove generazioni: per questo è stato fondamentale il coinvolgimento delle scuole». È quanto affermano Fabrizia Perco e Monica Cosmai.
L’organizzazione, resa possibile con la sinergia del Comune, fa capo ai Danzerini di Lucinico, e ieri, quando l’iniziativa è stata annunciata, c’era il suo presidente, Giovanni Bressan, accanto all’assessore alla Cultura, Fabrizio Oreti, e alle curatrici. Per il mondo scolastico, in prima linea c’era il liceo artistico Max Fabiani, rappresentato dalla referente dei progetti artistici Rosanna Nardon, dalla docente Roberta Calvo e dalla studentessa Isabella Bisacchi.

Agli allievi della 4D della sezione Design della moda è stata offerta la possibilità di realizzare due costumi: uno ispirato a Isabella del Cristoforo Colombo e uno a quello di Franca Squarciapino (premio Oscar nel ’91) per la Carmen. Entrambi sono esposti alla mostra, come non mancano tre abiti dei Danzerini di Lucinico, di cui uno è il rifacimento di un pezzo storico.
L’esposizione sarà aperta fino al 7 dicembre con lo stesso biglietto del Castello dai martedì alle domeniche dalle 10 alle 18; ultimo accesso alle 17.15. La mostra ha poi una sezione a Casa Krainer, dove troveranno spazio 17 capi di lingerie, sempre facenti parte delle dotazioni di scena della Scala. —
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