Covid, marito e moglie morti a pochi giorni di distanza l'uno dall'altra: stavano per fare il vaccino

TRIESTE. Marito e moglie morti con il Covid a pochi giorni di distanza l’uno dall’altra, dopo una vita trascorsa insieme. È successo i primi di marzo a una coppia di anziani triestini: Roberto Visintin, 81 anni, e Maddalena Sahar, coetanea, che tutti conoscevano con il nome di “Magda”. Entrambi avevano appuntamento per il vaccino proprio nei giorni in cui si sono ammalati.
La figlia Alessia e il genero Stefano Kirchmayer, così come l’intera famiglia, sono molto provati: «Erano genitori straordinari», dice Alessia, trattenendo le lacrime. Il funerale sarà celebrato venerdì alle 10.30 nella basilica di San Giusto a Trieste. Il padre, imprenditore e fondatore nel ’77 della “Security control”, ditta specializzata nei controlli degli impianti a fune (gru, carriponte e funivie, ad esempio) con sede a Sistiana, ha speso la vita per il lavoro.
Una dedizione che non si è mai fermata, anche dopo un grave incidente stradale avvenuto nel 2004 in cui aveva perso un braccio. «Papà era rimasto titolare dell’impresa – ripercorre la figlia – per lui la professione non era solo un lavoro ma una passione. Nel suo campo era geniale, aveva brevettato apparecchiature nuove. Mia mamma, ex commessa e casalinga dalla mia nascita in poi proprio per dedicarsi a me, ha saputo stargli accanto e tenere insieme la famiglia. Mio padre aveva accanto una grande donna».
La coppia di ottantunenni ha scoperto il virus quasi per caso. È lunedì 1 marzo quando Magda si reca all’ospedale per un’operazione chirurgica a un ginocchio. Un intervento programmato. Prima del ricovero viene sottoposta al tampone. L’esito è positivo, ma la signora si sente ancora bene.
Il giorno dopo, martedì, fa il test il marito. Roberto risulta positivo, anche se pure lui fino a quel momento è asintomatico. Ma le sue condizioni peggiorano di lì a poco. L’ottantunenne, diabetico e con un’insufficienza renale, nel giro di due giorni (tra mercoledì 3 e giovedì 4) comincia a stare male: febbre sopra i 38° e tosse. La figlia Alessia si rivolge all’Azienda sanitaria, che decide per il ricovero. Venerdì, il 5, il paziente è accolto nel reparto di Terapia semi intensiva del Maggiore. Sarà l’ultima volta che i familiari lo vedranno. Nella notte tra domenica 7 e lunedì 8 l’anziano imprenditore muore.
Nel frattempo la moglie (ipertesa e con una leucemia linfatica a uno stadio iniziale) comincia ad avvertire lievi sintomi: qualche linea di febbre e un po’ di tosse. Ma proprio il giorno del decesso del marito, l’8 marzo, l’ossigenazione del sangue evidenzia valori problematici. Ha la polmonite e pure per lei scatta il ricovero. La signora Magda viene portata a Cattinara: il reparto di Pneumologia è pieno, quindi trova posto nell’area Covid del Pronto soccorso. Ma non risponde bene alle cure. Domenica 14 marzo, sei giorni dopo il decesso del marito, si spegne.
Nei giorni successivi anche il resto della famiglia si è contagiato, sebbene senza pesanti complicazioni.
«Mia madre – ricorda ancora la figlia – ha saputo sopperire ai momenti in cui mio padre era via per lavoro, perché girava molto. Mamma mi ha dedicato anima e corpo, senza farmi mancare nulla. Siamo stati una famiglia unita, anche le mie due figlie piccole erano profondamente legate ai nonni».
«Per noi – riflettono sia la figlia che il marito Stefano – è ora importante dedicare una riflessione sull’importanza del vaccino. Roberto e Magda avevano già l’appuntamento, visto che ci eravamo premurati di prendere appuntamento per loro appena è stato possibile, ma si sono ammalati pochi giorni prima. Se avessero potuto farlo in tempo, ora sarebbero vivi tra noi». —
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