Crisi Conforama, a pagare sono le donne

Tra i 50 esuberi molte mamme, over 40 spesso sposate e separate che avevano fatto la storia dell’ex Mercatone Z

di Elena Placitelli

BAGNARIA ARSA

La crisi alla Conforama dipende da scelte aziendali sbagliate, che penalizzano soprattutto loro, le donne. Mamme over 40, sposate e separate, che per più di due decenni hanno fatto la storia dell'ex Mercatone, ceduto a Conforama all'inizio dei 2000. È il quadro che emerge all'esterno dei grandi magazzini, dove l'8 giugno scorso l'azienda ha comunicato esuberi per 50 lavoratori, un terzo del totale. Un'intervista rubata sul finire del turno. «Non dica il nostro nome, la prego»: basta l’incipit a capire quanto sia grande la paura, e che il coraggio di parlare possa tramutarsi nella perdita del posto. La spada di Damocle pende su tutti, ma ancora non si sa quali saranno i 50 toccati dalla malasorte, per i quali la trattativa sindacale ha ottenuto la cassa integrazione al posto del mero licenziamento. «A mezzogiorno – raccontano - è stata convocata la riunione straordinaria nella quale, il direttore, avvilito, ha comunicato gli esuberi». «Noi lo sapevamo che le vendite andavano male – spiegano - ma mica è colpa nostra: hanno sbagliato strategia, e a rimetterci siamo noi. Come Mercatone ci conoscevano tutti: nel raggio di 20 km non c'è una famiglia che non abbia comprato un prodotto da noi. Qualche anno fa hanno deciso di potenziare il mobile, eliminando gli accessori che per noi erano come il pane. I friulani vanno pazzi per il “fai da te” e gli accessori per le auto. E poi c'era vasto assortimento di giochi, libri, cd. Ora i clienti arrivano, e non trovano più niente. Dopo la terza volta, non tornano più». «E ci mandavano pure a fare i corsi di aggiornamento per le vendite – insorge un'altra – come se non sapessimo fare il nostro mestiere».

La signora “Maria” abita a Palmanova, è divorziata, ha 46 anni, una figlia di 26 e un mutuo che finirà di pagare nel 2040. Lavora qui da 21 anni: «Una vita. Quando ci hanno assunto le promesse erano tante, poi è arrivata la Conforama, ristrutturazione completa dei locali, altrettante speranze, e adesso eccoci qui. Non so cosa sarà di noi. Un signore è passato a distribuire volantini per la raccolta dell'uva: 3 euro all'ora, una presa in giro, ma se serve si fa».

Il rischio, come spiega un'altra impiegata, è il lavoro sommerso: «Chi ci assume a quest’età? Finiremo a stirare, a tenere bambini e a fare assistenza domiciliare, tutto a nero. Io forse me la cavo, perché sono sposata e ho una bambina. Ma per le altre donne è una tragedia: rimangono con un'indennità ridicola, di 500 euro, mai adeguata allo stipendio. E se il marito non passa gli alimenti? E se il mutuo è sulle spalle?». A dire il vero, per quanto sposata, anche questa signora paga un mutuo di 700 euro: la maggior parte del suo stipendio, di 900, è destinato alla banca. Un'altra lavoratrice ha due figli, il mutuo, 46 anni, di cui 28 passati in azienda. Il suo pensiero è al lavoro che ama e ai due figli, che non potranno andare all'Università. E se potessero essere ricollocate all'Outlet? Recità così, la provocazione della Cgil, contro la politica delle domeniche aperte “aumenta – lavoro”, sostenuta dal centro di Palmanova ed applicata anche alla Conforama. Tutte ne sarebbero contente, a patto che gli orari flessibili non comportino l'impossibilità di seguire i figli.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo