Da Florence agli alfieri anti-Covid, anche il Fvg celebra gli infermieri

La Giornata internazionale dei professionisti a 200 anni dalla nascita della fondatrice dell’assistenza moderna. Tra passato e prospettive un video realizzato da Units, Opi e Asugi 
Nurse at the triage of Spedali Civili hospital during the Covid-19 emergency, in Brescia, 06 May 2020 ANSA / Filippo Venezia
Nurse at the triage of Spedali Civili hospital during the Covid-19 emergency, in Brescia, 06 May 2020 ANSA / Filippo Venezia

TRIESTE. Anche in Friuli Venezia Giulia oggi si celebra la Giornata internazionale dell’infermiere. La ricorrenza è particolarmente significativa non solo a causa dell’emergenza Covid-19, che ha obbligato le opinioni pubbliche di tutto il mondo a prendere finalmente consapevolezza dell’importanza di questa figura professionale.

Ricorre infatti anche il duecentesimo anniversario della nascita di Florence Nightingale, fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna, avvenuta il 12 maggio 1820: la data scelta per omaggiare gli infermieri è appunto quella del suo compleanno, il compleanno di una donna che decise di dedicare la propria vita alla cura dei malati; e che, fra l’altro, nel corso di un viaggio intrapreso nel 1847 arrivò anche a Trieste, città di cui scrisse nei suoi diari.

Giornata degli infermieri: la storia della pioniera Florence e del suo viaggio a Trieste


«A causa di antichi retaggi, fino al giorno precedente lo scoppio dell’allarme coronavirus gli infermieri ancora non avevano il giusto riconoscimento sociale, purtroppo», racconta la professoressa Silvia Palmisano, coordinatrice del Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università di Trieste, il quale ha realizzato un video per l’occasione.

«Dal giorno successivo sono diventati “eroi” – prosegue Palmisano –. Riconoscendo il significato del loro ruolo, l’opinione pubblica si è messa al passo con i cambiamenti che stanno avvenendo già da qualche anno all’interno degli ospedali e, più in generale, del mondo della sanità: si è passati da un modello gerarchico a uno collaborativo, dove diverse figure professionali intersecano le proprie competenze». L’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità, ha dichiarato il 2020 anno mondiale degli infermieri e delle ostetriche.

Quella visita a Trieste nel 1850 «Bella la grande piazza sul mare»
Florence Nightingale


Quanto al video, è stato realizzato dal Corso di laurea in Infermieristica di Units in collaborazione con l’Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) di Trieste, con quello di Gorizia e con Asugi. Disponibile già da ieri sul sito del Dipartimento di Scienze Mediche Chirurgiche e della Salute (www.dsm.units.it), oggi sarà pubblicato sui rispettivi siti web di Units, Opi locali e anche sul sito di questo giornale.

Il video, che va a sostituire un convegno annullato causa emergenza coronavirus, è incentrato in buona parte proprio sulla figura di Florence (vedi l’articolo qui sotto, ndr) di cui illustra anche il rapporto con Trieste; e dall’altro lato illustra le opportunità di studio disponibili per chi vuole intraprendere questa carriera. I futuri infermieri devono affrontare un percorso universitario triennale, abilitante all’esercizio della professione nonché all’iscrizione all’Ordine, cui seguono ulteriori possibilità formative.

Oltre che al mondo del lavoro, la laurea triennale dà infatti accesso sia ai master di primo livello sia alla laurea magistrale, dopo la quale si può proseguire con un master di secondo livello o un dottorato di ricerca. I master attivati da Units sono Gestione infermieristica del paziente con ferite difficili; Infermieristica di comunità e di ambito geriatrico; Management sanitario a pazienti stomizzati e incontinenti; Infermieristica pediatrica; Salute mentale di comunità.

«Di infermieri c’è tanta richiesta da sempre, con altissimi livelli di occupazione – chiude Palmisano –. Certo, le offerte inizialmente sono semplici avvisi oppure contratti a tempo determinato, ma poi le stabilizzazioni arrivano. Il livello di precariato non è paragonabile a quello del mondo della scuola, ad esempio. Il tasto dolente è la retribuzione, non ancora rapportata al carico lavorativo e alla responsabilità degli infermieri. Chi prosegue gli studi può infine ambire a ruoli dirigenziali - coordinatore infermieristico (ex capo sala, ndr) e non solo - nonché di ricerca e insegnamento».

Secondo gli ultimi dati Almalaurea, a un anno dal conseguimento del titolo triennale il tasso di occupazione è dell’80,4%, e la retribuzione mensile netta è in media di 1.356 euro. Un aspetto, quello occupazionale, sottolineato anche da Flavio Paoletti, presidente di Opi Trieste: «Nel solo Friuli Venezia Giulia “mancano” 450 infermieri; e quasi 60.000 in tutta Italia. Non a caso a Trieste ne abbiamo appena laureati 15 telematicamente: stanno tutti già lavorando.

Per sopperire a questa carenza di personale sarebbe ora più che mai necessario allargare il numero dei posti disponibili nei corsi di laurea, che sono ad accesso programmato. Spero ci si muova in questo senso. A proposito, ho appreso con piacere che il governo intende creare 10.000 nuovi posti di lavoro, anche per i cosiddetti infermieri di comunità o di famiglia. Si tratta di figure sempre più fondamentali perché anziani, disabili e malati cronici ormai non vengono più ricoverati bensì assistiti a domicilio: una svolta nell’approccio sanitario che sarà resa definitiva dall’emergenza Covid-19».

Sempre in occasione del 12 maggio, l’Opi Trieste lancia la settima edizione del Premio Sossi “Infermiere dell’anno”. Da giugno su www.opitrieste.it i cittadini potranno segnalare il professionista che, a loro avviso, meglio ha saputo esprimere le doti fondamentali del “take care” infermieristico, ovvero competenza, umanità ed empatia con il paziente. Il vincitore sarà annunciato a luglio, assieme al bando “Opi per Trieste”, che riconosce e premia i progetti socio-sanitari promossi sul territorio. 


 

Riproduzione riservata © Il Piccolo