Da Petrangelo a Gava: la “Casta” di sindaci e revisori dei conti

Collezionano doppie e triple poltrone nelle partecipate E i loro compensi sfuggono alle norme sulle trasparenza
Di Marco Ballico

TRIESTE. C’è un nome per il nuovo di corso di Finest che a Pordenone conoscono bene. È quello di Marco Tullio Petrangelo, recordman di incarichi nelle partecipate della Destra Tagliamento, candidato dalla giunta regionale alla presidenza del collegio sindacale della società dell’internazionalizzazione. In tempi di spending review, quello del revisore dei conti di un ente pubblico è rimasto un posticino molto ambito.

Le barricate dei commercialisti

Nel sito della Regione, al link «enti, agenzie, società», i sindaci non si trovano. Bisogna andarli a cercare nelle pagine web delle singole partecipate. Lì i nomi ci sono, ma i singoli compensi no. Compare solo la cifra totale, la trasparenza vale per tutti, ma non per loro. Così come del resto gli esperti contabili, grazie alla barricate del Consiglio nazionale dei commercialisti, sono riusciti a evitare il taglio del 10% dei compensi degli amministratori pubblici imposto dal decreto Tremonti nel 2010.

Il caso Sette

Già un paio d’anni fa è emerso il caso di Monica Sette, ex sindaco di Latisana, cui Mediocredito Fvg assegnò un compenso annuo attorno ai 60mila euro lordi come presidente del collegio. Un dato ammesso dalla diretta interessata (che non dimenticò di precisare la tariffa dell’ordine, 70mila euro), ma mai comunicato dalla banca.

Romoli al ribasso

Ci saranno anche le tariffe, ma nulla vieta che la trattativa tra le parti si possa chiudere al ribasso. È il caso di Ettore Romoli, presidente dei revisori contabili di Friulia, che ha accettato un compenso di 14mila euro all’anno. Il sindaco di Gorizia fa anche sapere di aver consegnato mesi fa l’incarico nelle mani di Debora Serracchiani, ma la neopresidente lo ha invitato a restare al lavoro sino a fine anno.

La doppia poltrona

In altri casi le cifre rimangono sconosciute perché appunto, misteri della trasparenza, le società pubbliche rendono noto esclusivamente il totale dei compensi degli organi di controllo. È il caso di Finest: nell’ultimo bilancio pubblicato sul sito della società, l’esercizio 2011-12, si può verificare che il presidente Anna Grava e altri due membri del collegio hanno percepito assieme 109.620 euro, quasi 15mila in più dell’anno precedente. A proposito di Casta (pure dei revisori), la stessa Grava è presidente anche dei sindaci di Fvg Strade (sul sito non compare nemmeno il bilancio).

Gli incarichi a Pordenone

Quello di Petrangelo è un altro caso emblematico. L’incarico in Finest, se ratificato in assemblea, sarà la ciliegina su una torta già piena di crema per chi è amministratore delegato di HydroGea, partecipata di una ventina di comuni pordenonesi, e presidente di Snua, società di maggioranza Atap, l’ex municipalizzata comunale. Petrangelo, che di mestiere fa il commercialista, è uomo di fiducia del vicepresidente della Regione ed ex sindaco di Pordenone Sergio Bolzonello. In quella provincia ha messo in fila nell’ultimo decennio una serie di incarichi pubblici, anche concomitanti. Poco più di un anno fa risultava pure ad della Gea (49.200 euro di indennità), società multiservizi che si occupa di rifiuti e manutenzione del verde, ora gli sono rimasti “solo” i ruoli di ad di HydroGea (78.800 euro, la somma tra i 39.405,60 di indennità di carica e un consistente “bonus” risultato), società che gestisce le risorse idriche dell’Ato occidentale e quello di presidente di Snua (servizio rifiuti): in questo caso il bilancio non è reperibile in rete, non resta dunque che ricordare che la società pubblico-privata con sede a San Quirino ha speso nel 2010 per i suoi amministratori (un presidente, un ad e tre consiglieri) la bellezza di 211.976 euro.

La risposta del sindaco

A difendere Petrangelo da non pochi attacchi dell’opposizione in Comune di Pordenone, ci ha pensato il sindaco Claudio Pedrotti spiegando che la strategia comunale, anche in era Bolzonello, è stata di nominare tecnici e amministratori unici o delegati nelle partecipate per non doverle costringere all’assunzioni di direttori generali, «con conseguente grande abbattimento dei costi».

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