Da via Tominz alle Rive in viaggio con lo squalo

Dopo il restauro l’esemplare trasportato in camion al Magazzino delle idee dove sarà in mostra. Via una porta al Museo di storia naturale per farlo passare
Di Giulia Basso
Silvano Trieste 09/09/2013 Il laborioso trasloco dello Squalo dal Museo di Storia, al Magazzino delle Idee
Silvano Trieste 09/09/2013 Il laborioso trasloco dello Squalo dal Museo di Storia, al Magazzino delle Idee

Scene da Universal Studios di Los Angeles quelle cui si è assistito ieri a Trieste, con il secondo squalo bianco naturalizzato in pelle più grande al mondo - quel Carcharodon carcharias catturato nel 1906 nel golfo del Quarnero - trasferito dal Civico museo di storia naturale di via dei Tominz al Magazzino delle idee, che sarà la sua seconda casa per circa un mese durante la mostra “Acqua: identità di un territorio”.

C’era molta attesa per il trasporto di questo gigante dei mari, uno squalo femmina impressionante per dimensioni (5,4 metri di lunghezza) e per verosimiglianza con gli esemplari in carne e ossa. Un’attesa sentita in primis dal terzetto di specialisti che si è occupato del riallestimento dello squalo, che ha comportato tre mesi di certosino lavoro e oltre mille ore di studi anatomici e operazioni di rimodellamento. «Stanotte non abbiamo dormito per la preoccupazione», confessavano ieri mattina i suoi tre padri putativi: Andrea Dall'Asta, che si è occupato della parte scientifica, Davide Di Donato, che ha curato modellistica ed effetti speciali e Stefano Martincich, che si è concentrato sul lavoro di preparazione della pelle dell'esemplare.

Ma a parte qualche intoppo iniziale il team incaricato del trasloco, sei dipendenti della Cooperativa Arianna (che già nel 2010 aveva avuto a che fare con il primo trasferimento dello squalo dall’ex sede del museo di Storia naturale in piazza Hortis alla nuova sede di via dei Tominz), se l’è cavata egregiamente. L’unico inghippo è stato alla partenza, quando per estrarre l’esemplare dal laboratorio del museo si è dovuta smontare una porta, troppo stretta per consentirne il passaggio nonostante l’assenza delle pinne laterali (quelle amputate durante il trasloco del 2010) e della coda, diventate amovibili dopo il riallestimento. L’attenzione era d’obbligo, perché lo squalo nel rimodellamento ha perso sì molti chili di peso, passando da oltre 500 a 100, ma è diventato così anche più fragile. Per trasportarlo sono stati creati due invasi, simili a quelli utilizzati per sostenere le barche a terra, modellati su misura con polistirolo e schiuma di poliuretano espanso. E per fargli salire le scale si è utilizzata una gru, sollevandolo tramite due corde collegate a due perni situati sul dorso dell’animale. Poi lo squalo è stato caricato su un camion della cooperativa e ha iniziato il suo tragitto per le strade cittadine. Già in fase di caricamento si è rivelato un’attrazione per passanti e visitatori del museo, intenti a fotografare l’animale che volteggiava sopra le loro teste. All’arrivo ci si sono messi pure i vigili urbani, che dopo aver bloccato la strada davanti al Magazzino delle Idee per favorire il trasferimento hanno estratto i propri telefonini per qualche scatto ricordo. E in effetti l’autoctono Carcharodon non ha nulla da invidiare ai modelli meccanici prodotti per girare “Lo squalo”: ha gli stessi occhi che fanno dire a Quint, il cacciatore di squali protagonista della pellicola, «Sai che cosa hanno di strano gli squali? Hanno occhi senza vita, palle nere senza luce dentro, come bambole».

Per chi se lo fosse perso, l’occasione per vedere la superstar dal vivo sarà, come detto, la mostra “Acqua: identità di un territorio” inserita nell’ambito di Trieste Next e la cui inaugurazione è prevista per giovedì.

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