Da Visintin a Donda, ecco la top ten dei cognomi goriziani

Visintin, Furlan, Trevisan, Marega, Bressan, Marchesan, Medeot, Braida, Calligaris, Donda. Non sono i dieci undicesimi di un’ipotetica squadra di calcio, ma la top ten dei cognomi più diffusi in provincia di Gorizia. Lo assicura Gianni Cimador, che con Marino Bonifacio ha curato il volume “I cognomi triestini e goriziani. Origini, storia, etimologia dall’Istria al Basso Friuli” distribuito gratuitamente da Il Piccolo fino al 4 giugno. Oggi il terzo fascicolo.
Ieri, al Ridotto del Teatro Verdi, presente il direttore de Il Piccolo, Paolo Possamai, c’è stata la prima presentazione del volume. Oggi si replica a Trieste e giovedì, alle 18, all’ex Albergo impiegati (Europalace) di Monfalcone.
Interessante la chiave di lettura offerta da Cimador a proposito dell’origine dei cognomi goriziani. Smontata, in parte, il legame del cognome rispetto all’appartenenza geografica. Per esempio è il caso dei Benedetti, che deriva da un cognome di radice slovena ma italianizzato, per così dire, ancora dai frati cistercensi presenti nel Medio Evo nell’attuale Slovenia. Insomma, nulla di meno italianissimo dei Benedetti. Ma questa volta il fascismo non ha colpe.
Particolarmente significativo il cognome Feresin, che deriva da Farra, termine di nota origine longobarda che significava posto di guardia.
Di qui, seguendo i Feresin disseminati in tutta Italia, si può disegnare l’espansione del popolo di Alboino nello Stivale.
L’elenco dei cognomi non può essere ovviamente esauriente. Dipende tutto dai criteri di scelta e in questo senso, ha spiegato Possamai, Il Piccolo ha scelto quello della maggior diffusione odierna. Ma in fondo la scoperta dell’origine del proprio cognome è solo uno strumento, uno stimolo per iniziare un viaggio personale alla radice delle proprie origine.
E l’intrecciarsi di storie personali nel Goriziano rende il nostro territorio ancora più affascinante. Soprattutto oggi che si può ragionare sui cognomi senza il peso dell’ideologia o dell’esasperata opzione etnica.
Presenti in sala anche il sindaco Romoli e il neopresidente della Fondazione Carigo Chiozza.
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