Dai giapponesi lodi agli assalti di Cadorna

Durante la Grande guerra osservatori nipponici seguirono le operazioni italiane sul fronte dell’Isonzo

FOGLIANO REDIPUGLIA

La notizia dei contatti tra i “Sentieri di pace” della pro loco Fogliano Redipuglia e gli operatori turistici giapponesi interessati a conoscere gli eventi e le battaglie della Grande Guerra, sollevano una domanda: “Perché i turisti del Sol Levante dovrebbero essere attratti dalla Prima guerra mondiale sul Carso?”. La storia del Giappone nel primo conflitto è poco nota rispetto a quella della Seconda guerra mondiale. Nell’agosto 1914 il Giappone era schierato con l’Intesa contro Germania, Austria-Ungheria e Turchia. La sua Marina, tra le migliori all’epoca, conquistò il porto di Tsingtau e le isole Marianne, Caroline e Marshall, allora colonie tedesche, sconfiggendo la flotta dell’ammiraglio Von Spee. Dal 1917 alcune navi, come l’incrociatore “Akashi” e 8 cacciatorpediniere, di base a Malta, vennero impegnate anche nel Mediterraneo, come scorta ai convogli. «Come alleato dell’Italia – racconta lo storico Lucio Fabi - il Giappone inviò in diverse occasioni missioni militari e giornalisti per seguire le vicende del fronte italiano. In occasione di una di queste visite, esaminando dall’osservatorio di Castelnuovo gli attacchi sul Carso contro le posizioni austriache delle “Frasche”, gli addetti militari giapponesi ebbero modo di “apprezzare” il modo con cui i reparti italiani erano condotti in massa all’assalto, giudicandoli degni degli “assalti delle truppe giapponesi”. Cadorna ricevette lodi per i suoi “attacchi frontali”». Ancor più diretta e avvincente è la storia dell’unico combattente giapponese sul fronte italiano assurta alle cronache. Lo scrittore e poeta Harukichi Shimoi insegnava all’Istituto Orientale di Napoli quando l’Italia entrò in guerra e, influenzato dall’esempio degli intellettuali italiani di cui era amico, nel 1917 si arruolò, con il fattivo intervento di Gabriele D’Annunzio attratto dagli “esteti combattenti esotici”, nel corpo degli Arditi, ai quali si dice che impartì lezioni di karate. Dopo la guerra andò con l’amico D’Annunzio a Fiume, contribuendo alla leggenda della “Prima rivoluzione sociale e libertaria” del secolo. Frequentò il Comando della “Città libera” e grazie al suo passaporto diplomatico divenne per D’Annunzio, che lo chiamava il “camerata samurai”, un prezioso “postino” nei rapporti con Caviglia e Mussolini. Con D’Annunzio organizzò nel 1920 un propagandistico raid aereo su Tokio. Il volo intercontinentale coinvolse undici apparecchi Sva partiti da Centocelle l’11 febbraio per Tokio: dopo 26 durissime tappe, solo due aerei arrivarono a destinazione il 31 maggio, ma l’impresa ebbe una risonanza mondiale, portando anche in Oriente la figura di D’Annunzio. Nel secondo dopoguerra Harukichi Shimoi divenne molto amico del giornalista Indro Montanelli. Piccole storie di grandi personaggi. Giornalisti di un importante quotidiano di Tokio arrivarono a Gorizia una ventina d’anni fa cercando le tracce del passaggio di Hemingwhay. Non trovandole – lo scrittore si era inventato di sana pianta il capitolo goriziano di “Addio alle armi” -, visitarono il museo della Grande Guerra di Borgo Castello, apprendendo molte notizie sulla guerra e sulla storia dell’Italia. Allo stesso modo oggi, sicuramente le comitive di turisti giapponesi in visita all’Italia, dopo Roma e Venezia potrebbero trovare a Redipuglia, lungo le trincee e i percorsi carsici dei “Sentieri di pace” e nei piccoli musei della zona argomenti di interesse per conoscere un po’ di più il nostro, per loro, esotico territorio. (lu.pe.)

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