Dai mini alloggi alle ville storiche Le proprietà fantasma del Comune

La vera incognita è come poter gestire e rilanciare l’enorme patrimonio storico a disposizione Tra le priorità dell’amministrazione c’è il reimpiego di abitazioni a fini abitativi e sportivo-associativi
Di Lillo Montalto Monella

Più di cinquanta edifici, 341 alloggi, quattro ville storiche ed altrettanti ruderi: è questa la stima del patrimonio immobiliare sfitto e non locato di proprietà del Comune di Trieste. L’elenco, reso noto dall’amministrazione dopo la richiesta di accesso civico da parte del Piccolo (uno strumento, questo, a disposizione di tutti i cittadini), restituisce la fotografia dei palazzi “fantasma” di proprietà pubblica, emendata per motivi di sicurezza e ordine pubblico dei numeri civici di ciascuno stabile. Scorrendo la lista è possibile trovare magazzini, ex scuole, locali d’affari, caserme ma anche alcuni stabili già oggetto di dibattito in passato, come l’ex Macello, l’ex carcere femminile, l’ex Meccanografico, il Gasometro o l’ex Crda. In città c’è chi non possiede neanche un tetto e chi invece è erede della storica grande ricchezza immobiliare ma non ha più la possibilità di mantenere tutto il patrimonio. «La coperta oggi è corta, dobbiamo darci delle priorità», conferma Lorenzo Giorgi, l’assessore comunale con deleghe a patrimonio e demanio. Analizzando punto per punto ciascun immobile in elenco, lo storico ex presidente della Circoscrizione Gretta-Barcola-Grignano individua le cinque principali aree di intervento del suo mandato.

La prima riguarda quei 41 alloggi sfitti dell’ex comprensorio Erdisu in area Urban, prossimi alla riassegnazione tramite bando di gara, sulla sessantina di monolocali ricevuti complessivamente in eredità. Venti sono già stati assegnati agli allievi della nuova Accademia nautica dell’Adriatico che vengono da fuori regione a prezzo calmierato. «Una ristrutturazione realizzata grazie all’eccezionale lavoro degli Lsu (i lavoratori socialmente utili, ndr), a costo zero». Un alloggio verrà tenuto per le «emergenze sociali», mentre altri tre saranno destinati al progetto «Casa degli Sposi 3.0» pensato per permettere sei mesi di indipendenza a quelle giovani coppie (almeno un italiano, e con un figlio) che attendono di ricevere i finanziamenti di un mutuo. Gli altri monolocali saranno utilizzati per il turismo, «come albergo veloce», e dati in gestione mediante bando di gara. Altri otto locali, tra cui due depositi, saranno destinati ad un’area «start-up» artigianale, a prezzo d’affitto ridotto, in una zona che storicamente ha attitudine di bottega. Una delle “bandierine” di Giorgi, a suo dire, è la realizzazione di una «Casa delle associazioni» nell’ex scuola di via Combi, al momento nell’elenco degli immobili inutilizzabili. «Tre o quattro associazioni a settimana vengono a trovarmi per chiedermi una sede: lì dentro vorrei metterne 36 o 40 che possano restituire qualcosa alla società». La spesa stimata è di circa 700mila euro.

C’è quindi la questione delle quattro ville storiche in rovina e a cui è necessario garantire sopravvivenza. Per farlo servono soldi: dai due ai tre milioni per la sola dimora Haggiconsta, per esempio. L’obiettivo, almeno per la Stavropulos, è quello di svincolarsi dall’obbligo di lascito, ovvero quello di fungere da luogo d’ispirazione e ospitalità per gli artisti.

Al quarto punto dell’agenda c’è «mettere a posto gli alloggi per chi ha problemi sociali», a costi sostenibili. Per riuscirci, chiede alla Regione di poter usufruire di Lsu locali (niente richiedenti asilo, dunque) per almeno un anno invece che sei mesi, oltre a dare un occhio di riguardo all’Ater triestina «nell’ottica del recupero di questi alloggi».

Alcuni immobili sono stati destinati all’alienazione: i soldi ricevuti da chi vorrà acquistare edifici come la don Marzari di Prosecco, fatiscente e con il problema amianto, saranno gestiti dal bilancio. Più che al flusso di denaro in entrata per la vendita di questi dieci stabili, bisognerà guardare piuttosto agli affitti dei 33 immobili la cui locazione verrà bandita a breve. «Daranno possibilità di lavoro ai triestini e consentiranno all’amministrazione di fare cassa». Per accelerare i tempi e ridurre i costi delle certificazioni Ape, «che un privato può acquistare su Groupon», il Comune ha «preso due dipendenti e fatto fare loro il corso da certificatori». Così facendo i locali hanno avuto il via libera per trovare una destinazione d’uso e non rimanere vuoti.

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