Dai palazzi alle foto Studenti alla scoperta dei 150 anni dell’Unità
di Ivana Gherbaz
La passione per la storia non nasce solo sui banchi di scuola. La si può scoprire anche camminando per la strada, leggendo i nomi delle vie, scorrendo le pagine di un quotidiano di 150 anni fa, o nella fotografia scattata dai bisnonni. Gli studenti dei licei Galilei, Carducci e Prešeren raccontano ora come sono andati ad “ascoltare” gli echi a Trieste dell'Italia unita nell’ambito del progetto da poco concluso e promosso dall'associazione culturale Radici&Futuro con il sostegno della Regione e la collaborazione della Prefettura in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dall'unità. Un percorso iniziato lo scorso anno, che ha visto coinvolto sul campo un centinaio di studenti dei tre licei triestini, tra i monumenti storici della città, negli archivi e biblioteche, con un viaggio a Torino (prima capitale dell'Italia unita) per raccontare come in queste terre la storia sia intrecciata a filo doppio con quella della comunità slovena.
«È stata un'esperienza anche divertente», racconta Fiorella Cau Mandorino in rappresentanza degli studenti del Carducci: «Abbiamo fatto ricerca sul campo studiando non solo la figura di Oberdan ma anche l'architettura della piazza e del museo che portano il suo nome. Che sorpresa scoprire che la piazza che frequentiamo nasconde una storia importante per la città».
È partita dal nome delle vie la ricerca sul filo della storia dell'Unità che ha coinvolto invece gli studenti del Galilei: «Abbiamo preso l'elenco delle vie di Trieste e individuato i nomi collegati all'irredentismo», spiega Irene Sirotich: «Abbiamo scoperto che via Mameli, dove si trova il nostro istituto, è legata all'autore delle parole dell'inno nazionale italiano che ha partecipato al Risorgimento. Abbiamo anche scovato le delibere con le motivazioni che hanno portato alla decisione della scelta del nome della via». Anche una foto può raccontare molto. Così nella “Trieste com'era e com'è” si è sviluppato un altro filone di ricerca al Galilei: «Guardando le foto – evidenzia Irene Sirotich – abbiamo visto piazza Unità senza il municipio o le navi sul canale di Ponterosso».
La storia di queste terre parla anche lo sloveno: perciò al Prešeren hanno confrontato il Risorgimento italiano con la Rinascita nazionale slovena: «Sembrava difficile mettere a confronto queste storie nazionali», dice Caterina Ducci Novelli, «ma poi abbiamo trovato alcuni importanti punti di contatto tra il programma della Slovenia Unita e il processo di unificazione italiano: affrontano questioni simili perché da entrambe le parti si auspica la nascita di uno stato nazionale per l'unificazione di regioni diverse».
Da questo progetto sono emerse anche tante potenzialità nascoste degli studenti, spiega Renata Brovedani, docente del Galilei, liceo capofila della ricerca: «È stato creato un modo nuovo di studiare la storia che ci ha fatto conoscere competenze rimaste nascoste, come le capacità grafiche o fotografiche, le abilità di rielaborare un testo, fare sintesi, parlare in pubblico. Ma soprattutto c'è stata grande partecipazione anche da parte delle famiglie». Per il prossimo anno l'associazione Radici&Futuro sta lavorando con il Galilei per un progetto che avrà per tema l'esodo istriano.
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