Dai protagonisti degli esordi fino alle grandi spedizioni
Nella lunga storia dell’alpinismo triestino il primo a raggiungere una vetta superiore agli ottomila metri è stato Dušan Jelincic, giornalista, scrittore e appunto alpinista, che nel 1986 toccò la vetta del Broad Peak (8.047 metri, fu anche il primo in tutta la regione). Ma in realtà a sfogliare l’album delle imprese sulle grandi montagne extraeuropee - dalle catene dell’Himalaya, Karakorum compreso, alle Ande e fino al McKinley - sono tanti i nomi di chi si è misurato con orizzonti più vasti di quelli locali e dolomitici, anche come sciatori estremi. A cominciare da Mauro Rumez, che negli anni Novanta, dopo aver ripetuto le grandi classiche estreme (almeno 115), tracciò una quarantina di nuove discese, dai monti Tatra, sull’Alto Atlante in Marocco, ai monti del Nord Epiro in Grecia fino alla Alpi neozelandesi. E ovviamente sulle Alpi Giulie, con la prima discesa della via di Dogna (1996) e della via Amalia sul Jôf di Montasio. Nel 1999 Rumez fu anche il primo a lanciarsi con gli sci giù dal West Rib sul monte McKinley, 2.600 metri di dislivello, toccando fino a 55° di pendenza. Tragica la sua parabola: morì nell'ottobre del 1999, a soli 36 anni, travolto da una valanga mentre scendeva dal Grosser Eiskogel (3.530 m, nel gruppo dell'Ortles).Altri fuoriclasse dello sci estremo (e dello scialpinismo esplorativo) sono stati Mauro “Bubu” Bole - alpinista poliedrico in grado di spaziare dallo sci all’arrampicata su ghiaccio e poi Marco Zebochin, Matteo Moro, Sergio Serra, Lucio Piemontese.
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