Dal “Boavista” al “Jeko Bay” la sua ultima invenzione

È stato per anni il “mago” dei locali notturni di Monfalcone. Sapeva trasformarli in poco tempo da anonimi ritrovi a centri di aggregazione di giovani da tutta la regione e oltre. De Pellegrin aveva...

È stato per anni il “mago” dei locali notturni di Monfalcone. Sapeva trasformarli in poco tempo da anonimi ritrovi a centri di aggregazione di giovani da tutta la regione e oltre. De Pellegrin aveva iniziato con il “Boavista” di Marina Nova, una vecchia trattoria trasformata nel locale “cult” della musica latino-americana in regione dove per entrare bisognava fare la fila. L’avventura finì con un rogo che incenerì il locale sulle cui cause non è stata fatta mai luce completa.

Da lì alla “Bomba”, un capannone in zona artigianale diventato una lanciatissima discoteca. Poi ancora “La Ola” di Marina Julia, l’ex Stallone, pieno come un uovo nei weekend. E il “Jeko Bay”, un chiosco al Lido di Staranzano che di notte si trasformava nel locale della trasgressione per eccellenza, riportato addirittura in una guida specializzata nazionale. Il “Jeko” è stata la sua ultima avventura. Poi il declino e svariate disavventure finanziarie, fino a perdere anche la proprietà delle mura della gelateria di famiglia, trasformatasi nel tempo in un caffè.

Daniele De Pellegrin aveva già avuto guai con la giustizia. Negli anni Novanta si era fatto un paio di giorni di carcere dopo il ritrovamento nella sua abitazione di un fucile non dichiarato. È probabile che le forze dell’ordine cercassero dell’altro. Alla fine, comunque, ne era uscito senza troppe seccature.

Ma De Pellegrin vanta anche un buon passato da calciatore. Prima in serie C con l’Udinese, poi anche nelle file azzurre cittadine e in alcune squadre minori. Conclusa la carriera agonistica, si era gettato da giocatore-sponsor, nei vari tornei amatoriali che animano il panorama calcistico triestino.(f.m.)

Riproduzione riservata © Il Piccolo