Dal cantiere del discount spunta un mulino storico

Individuate le fondamenta della struttura a vapore dei baroni Economo. Lavori all’Eurospin pronti a ripartire per la ristrutturazione dopo un mese
Il cantiere all'Eurospin di via Economo
Il cantiere all'Eurospin di via Economo

TRIESTE Emerge un altro pezzo della Trieste storica. Le ruspe avevano appena attaccato l’asfalto del parcheggio dell’Eurospin di via Economo, chiuso per ristrutturazione quando sono emerse delle mura non previste. È successo quasi un mese fa ma lo si è appreso solo ora, visto che il rallentamento del cantiere era stato attribuito, tra le varie cose, anche al maltempo.

E invece, come succede sempre in questi casi, era prontamente intervenuta la Soprintendenza, che aveva bloccato i lavori per accertare di cosa si trattasse. La vicinanza al mare e all’ex linea di costa potevano anche far pensare, come era già successo in passato, a possibili resti romani, ma così non è stato.

«Abbiamo subito capito - racconta l’architetto Paola Ventura - che doveva trattarsi delle fondamenta dell’ex mulino a vapore dei baroni Economo, una realtà industriale molto importante sul finire dell’800. Una volta esaminata a fondo e fotografata abbiamo dato all’impresa che fa i lavori tutti i dettagli per la copertura conservativa di quell’area».

Il nome degli Economo è inciso in profondità nel tessuto sociale su cui è cresciuta la Trieste moderna, quella del boom economico che aveva fatto seguito all’apertura del canale di Suez. Delle loro molte attività, l’apertura del mulino era stata una delle più redditizie. Era stato infatti il primo a Trieste e il più grande di tutta la monarchia imperiale. Nato sul modello di quelli ungheresi, era stato tra i migliori del tempo.

Il frumento arrivava da Braila, veniva lavorato a Trieste, caricato sulle navi e rivenduto in grosse partite all’estero, fino in America, sgravato da dazi. E gli affari andavano tanto bene che a regime il mulino aveva dato lavoro fino a trecento operai. I grandi cambiamenti dell’industria del Novecento e, pare, un disastroso incendio avevano concluso l’esperienza di quello stabilimento. Ora riemerso a sorpresa.

In Soprintendenza assicurano che lo stop ai lavori non è durato più di quattro giorni, ma tra una carta e l’altra, peraltro, alla fine ne sono passati quasi trenta.

«Abbiamo appena avuto l’autorizzazione a riaprire il cantiere, cosa che succederà la prossima settimana - conferma da Verona il direttore dei lavori dell’impresa udinese Del Bianco, l’architetto Giuseppe Monese - e a questo punto sarà una lotta contro il tempo. Abbiamo messo in atto tutto quanto richiestoci e speriamo veramente di riuscire ad aprire entro Natale. Oltre a tutto la palazzina non subirà cambiamenti nè innalzamenti di alcun genere, daremo solo una sistemata al tetto e agli spazi interni».

A titolo di curiosità, la scoperta era maturata per caso, dopo alcuni sondaggi che, racconta ancora Monese, si erano resi necessari per i problemi di umidità. «A circa 50 centimetri sotto la quota di pavimento - precisa l’architetto - sono emersi questi blocchi di pietra e abbiamo subito bloccato tutto, anche se, a un occhio normale, quelle mura non sembrano niente di che. Adesso non ci resta che ripartire e andare avanti di buona lena fino alla conclusione».

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