Dal sindaco all’Authority «Opportunità sfumata ma non si è mai superato il livello degli annunci»

Le reazioni di una città che ha sempre reagito con cautela all’idea D’Agostino: «Sull’area ex Wärtsilä non hanno fatto passi concreti» 
Lasorte Trieste 26/09/17 - Porto Vecchio, Magazzino 5
Lasorte Trieste 26/09/17 - Porto Vecchio, Magazzino 5

le reazioni

La notizia del trasferimento della sede di Sèleco a Trieste era trapelata a fine settembre 2017. Prima la sede legale era stata spostata da Milano a un ufficio sulle Rive, poi il quartier generale era approdato ai prestigiosi spazi al primo piano di palazzo Pitteri in piazza Unità.

Erano stati fin da subito promessi 50 posti di lavoro, le procedure per la selezione del personale avrebbero dovuto essere attivate un anno fa. Ma dall’annuncio dello sbarco in città del glorioso brand dei televisori ad oggi, si è trattato solo di annunci, promesse e, in un secondo momento, di accuse da parte del presidente Maurizio Pannella alla città di Trieste che, a suo dire, burocraticamente non agevolava l’insediamento della sua società. «Trieste ci deve aiutare», aveva dichiarato il presidente facendo un appello alle istituzioni perché agevolassero l’insediamento di Sèleco, e lamentando la lentezza nella realizzazione dei presidi operativi utili al debutto della spa nell’area ex Wärtsilä. Ma la città, di fronte a roboanti annunci e accuse di una certa inerzia operativa e burocratica, si è dimostrata prudente.

Una prudenza che il presidente di Sèleco, Pannella, aveva interpretato come una mancanza di volontà ma che, invece, a conti fatti, si è rivelata provvidenziale. «Ovviamente mi dispiace perché poteva rivelarsi un’opportunità – osserva il sindaco Roberto Dipiazza sulla notizia del fallimento dell’azienda – ma quando si gestisce una cosa pubblica, con soldi pubblici, bisogna fare molta attenzione alle proposte che si palesano, e a non cadere in situazioni che poi possono portare a gravi conseguenze».

«Siamo abituati a vedere aziende, e a tutte chiediamo determinate garanzie prima di fare passaggi di un certo tipo – assicura il presidente dell’Autorità portuale, Zeno D’Agostino –, e l’unico passaggio vero da parte di Sèleco è stata la richiesta di una concessione al Magazzino 5, che poi non è mai stata discussa perché successivamente avevano optato per le aree dell’ex Wärtsilä. Ribadisco, vediamo molte aziende, valutiamo come si muovono e in qualche modo prima di sbilanciarci attendiamo passaggi più importanti rispetto alle dichiarazioni sui giornali. Per quanto riguarda, ad esempio, la richiesta di spazi a Bagnoli, non c’è mai stato niente di concreto». Spiega ancora D’Agostino: «Chiediamo a tutti i soggetti che dialogano con noi e soprattutto a quelli che vanno a chiudere contratti o concessioni, le sufficienti garanzie bancarie e fideiussorie, strumenti che ci permettono di agire nel momento in cui una realtà non si comporta come promesso, ma nel caso di Sèleco – sottolinea – non c’erano neanche le promesse: a parte qualche dichiarazione e qualche incontro, ribadisco che non era stata fatta esplicita richiesta nemmeno sull’area ex Wärtsilä».

Dispiaciuto dell’epilogo il presidente di Interporto, Giacomo Borruso: «Avevamo delle trattative ma non sono state avviate azioni preventive per adeguare gli spazi e prepararci ad accoglierli – precisa –, attendevamo risolvessero le loro questioni. Avevamo avuto dei contatti anche dopo il concordato per capire se si poteva fare qualcosa per aiutarli, ma evidentemente risultava difficile. Con noi, comunque, il presidente Pannella è stato molto lineare e corretto. Peccato». –

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