Dalai Lama: «Ti aspettiamo nel Tibet libero»
La fiorettista triestina ha donato la sua maschera
di Giulio Garau
di Giulio Garau

PRAGA «Quando saremo un paese libero, quando al nostro popolo sarà possibile esprimere la sua cultura, tu sarai nostra ospite». Il Dalai Lama ha preso per mano Margherita, l’ha attratta a sè, l’ha abbracciata e come si fa con una figlia, l’ha tenuta vicino accarezzandole la testa e sorridendo le ha parlato dolcemente tenendo affettuosamente in mano la maschera da combattimento ricevuta in dono. Lei non ha resistito ed è stata sopraffatta da un pianto di gioia. «Una delle cose più emozionanti che mi siano successe nella vita» ha commentato con la voce rotta dall’emozione alla fine dell’incontro e con le lacrime che non smettevano di rigarle il viso.
La realtà dell’incontro di Margherita Granbassi con il leader spirituale tibetano ha superato qualsiasi sogno e per la Granbassi, parole sue, è stato ancora più emozionante che l’oro del mondiale vinto a Torino. Il Dalai Lama ospite in questi giorni a Praga su invito di Forum 2000 dell’ex presidente della Repubblica Ceca, Vàclav Havel, nell’intensa mattinata di ieri costellata di incontri, dopo le riprese del film documentario che sta girando il regista-fotografo di Los Angeles Micael Comte, il summit con l’ambasciatore americano in Cechia e prima di andare in Parlamento (è una vista con tutti i crismi dell’ufficialità) a parlare ai deputati, ha voluto a tutti i costi ritagliare oltre un quarto d’ora per incontrare Margherita. Le ha donato la tradizionale sciarpa di seta bianca e ha ricevuto in dono la maschera che Margherita Granbassi ha usato alle Olimpiadi di Pechino. Lui l’ha tenuta accanto e senza separarsene l’ha accarezzata a lungo.
Vestita con una giacca di velluto blu, una camicia bianca, i jeans e le scarpe basse è entrata nella stanza dell’albergo dove è ospitato il Dalai Lama accompagnata dal manager Carlo Oggero e dalla contessa Laura Gancia, ambasciatrice del leader spirituale in Italia, e ha reso possibile la promessa fatta dopo i trionfi alle Olimpiadi a Pechino.
«Tremavo dall’emozione, ma sono riuscita a raccontare al Dalai Lama a cosa serve la maschera e dell’idea simbolica di donarla affinché sia utile a lui e al suo popolo per difendersi dagli attacchi che subiscono. Mi ha messo al collo la sciarpa, la porterò sempre con me come l’emozione che sento e il suo abbraccio non lo dimenticherò mai».
Troppa l’emozione, la prima volta con il Dalai Lama, ma anche la prima volta in una città magica come Praga che ha reso possibile anche il sogno. «È già meravigliosa questa città, io poi con il pensiero che non mi abbandonava un secondo, che avrei visto il Dalai Lama, l’ho vista ancora più bella soprattutto ora che si avvicinano le feste di Natale. Qui si respira l’aria austroungarica che io conosco bene venendo da Trieste, si vede che siamo cugini».
L’incontro al Boscolo hotel Carlo IV rinnovato di recente e in una cornice di lusso che lascia senza fiato è avvenuta poco dopo le 11. «Quando sono entrata ero talmente agitata da essere imbarazzata, non sapevo se stare in piedi, sedermi, andargli incontro – racconta Margherita asciugandosi le lacrime stretta tra il suo manager e Carla Gancia – ed è stato lui che con un sorriso mi ha messo a mio agio. Mi ha preso per mano, si è avvicinato e mi ha abbracciato accarezzandomi la testa. Io mi sono commossa e mi sono sciolta scoppiando a piangere. Lui mi ha guardato negli occhi e mi ha donato un fazzoletto per le lacrime, ero un fiume in piena».
Dopo lo scambio dei doni, la maschera e la sciarpa, il Dalai Lama ha voluto affidare un compito a Margherita: «Ho spiegato il significato del dono di quella maschera, ho avuto l’impressione che fosse contento, che avesse apprezzato il gesto dalle sue paole, l’ho visto quasi commosso. Mi ha aiutato Laura Gancia, in quel momento, ero bloccata dall’emozione. Ha auspicato che magari tanti piccoli gesti come il mio possano diventare qualcosa di importante».
Per Margherita lo diventeranno sicuramente. E’ stata a lei ieri che il Dalai Lama ha affidato, idealmente, il ruolo di ambasciatore tra gli atleti e Margherita, anche se non se ne è fatto cenno ufficialmente al leader spirituale tibetano, porterà avanti alcuni progetti come Atleti per il Tibet. Lei dopo l’annuncio del dono che voleva fare al Dalai Lama è stata l’unica tra le atlete olimpioniche a rendere concreta la sua promessa. «È un progetto troppo lontano per discuterne ora – si schernisce – sicuramente spero di poterlo attuare in futuro, intanto sono riuscito a incontrarlo, vado a piccoli passi».
Con il leader dei tibetani Margherita ha parlato della Cina «gli ho raccontato che sono venuta a conoscenza dei fatti e dei soprusi oltre che della violazione dei diritti umani, dell’idea nata anche in Italia di boicottare i giochi. Ma lui sin dall’inizio ci aveva detto andate alle Olimpiadi e io l’ho ascoltato dando il massimo perché lo sport è qualcosa che unisce tutti».
Ma si è parlato anche del concetto di libertà che intende il leader per il suo popolo: «Mi ha detto che la migliore difesa – aggiunge Margherita aiutata dalla Gancia – è tutelare la libertà della loro cultura ed è per questo che sta lottando ed è questo che intendono i tibetani per libertà, autodeterminazione più che indipendenza». Un messaggio che la Granbassi cercherà di portare come ambasciatrice nello sport: «Sarei onorata di continuare a fare qualcosa, di realizzare un progetto anche se so che non sarà un contributo che salva il loro mondo – aggiunge –. Sogno anche, pensando a Trieste, la mia città natale e dove lui ha ricevuto la laurea honoris causa, è di riportarlo all’Università a fare una lezione agli studenti e andarlo a sentire. Potrebbe aiutare molte persone».
Margherita è appena uscita dall’incontro con il Dalai Lama ma parla come se fosse ancora un sogno, ne racconta sempre nuovi dettagli come se le parole servissero ad allungare all’infinito quei 15 minuti passati accanto al maestro: «Mi ha spiegato che la libertà è anche la capacità di esprimere ciò che si sente e si crede, mi ha trasmesso tanta energia come solo le persone grandi sanno fare, vorrei che altri potessero avere la fortuna di incontrarlo come ho avuto io».
Margherita lo sa bene, è una credente e ci sono stati altri incontri incredibili che hanno segnato la sua vita. «Avevo 8 anni – ricorda – e con mia madre ero a San Pietro a Roma. Sono riuscita ad avvicinarmi a Papa Giovanni Paolo II e ho sfiorato con la mia mano la sua veste. È stata un’emozione incredibile.
La stessa che ho provato quando sono tornata a Roma, raggiungendo sempre mia madre, e siamo state al funerale del Papa. Abbiamo fatto oltre 8 ore di fila, non sono riuscita a guardarlo disteso nella bara, ma anche dopo 8 ore ero carica di energia e di forza. Quelle persone, quell’atmosfera, i canti. L’energia era nell’aria perchè ci sono delle persone, come i leader spirituali, che riescono a trasmetterti delle cose straordinarie. Come il Dalai Lama».
Argomenti:margherita granbassi
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