Dalla Transalpina al Parco Basaglia: la mappa delle bombe inesplose a Gorizia
Domenica la sesta evacuazione in 17 anni. La maggior parte degli ordigni rinvenuti negli ultimi 12 mesi
Una nuova evacuazione, la sesta. Sarà un film già visto quello che andrà in scena domenica. Perché da 17 anni a questa parte sono nove le bombe riaffiorate dal sottosuolo nell’ambito di cantieri pubblici.
In verità, c’è stata una accelerazione strepitosa negli ultimi tempi, complici i sette ordigni della Transalpina e quello che riemerse nell’area del Parco Basaglia.
Le insidie subdole
Che sia un’insidia subdola e strisciante per ogni opera pubblica che si effettua sul suolo cittadino è ormai sotto gli occhi di tutti. Il sottosuolo di Gorizia riserva quasi sempre delle sorprese, vista la ricca storia passata di questo territorio: qui, si sono combattute due guerre mondiali. E non era difficile prevedere che, alla Transalpina, affiorassero altri ordigni inesplosi considerato che, nell’area transfrontaliera, i bombardieri britannici pare abbiano scaricato, intorno alla stazione, qualcosa come 600 bombe, di cui presumibilmente il 10 per cento rimaste inesplose. Quella di domenica, dicevamo, è la settima bomba aerea “dormiente” riaffiorata ad oggi.
Il 2007 e il 2011
Esattamente diciassette anni fa, fu individuata una bomba in via Montesanto. Era il 2007 e Bruna Vuga stava costruendo casa: scavando, gli operai trovarono un ordigno simile, in tutto e per tutto, alla gran parte di quelle emerse in Kolodvorska pot, nell’area della Transalpina. Fino al giorno della bonifica effettuata, allora, dagli specialisti del 3° Reggimento Genio Guastatori di Udine, la bomba venne presidiata dai carabinieri 24 ore su 24. Poi, in ordine di tempo, nel luglio 2011, si procedette al brillamento di una bomba della Prima guerra mondiale rimasta inesplosa e ritrovata nel corso dei lavori di trasformazione in autostrada del raccordo Gorizia-Villesse. Nell’occasione vennero evacuati circa 4 mila cittadini e fu sospesa la circolazione ferroviaria fra le stazioni di Gorizia e Redipuglia, sulla linea Trieste-Udine.
L’intervento, concluso senza intoppo alcuno, fu effettuato dal tenente colonnello Stefano Venuti e dal suo nucleo di specialisti Eod (Explosive ordinance disposal). In questi primi casi, la tensione fu altissima anche se il lavoro fu da manuale. Nessuno poteva avvicinarsi in un raggio di 600 metri dalle bombe.
I tempi più recenti
E passiamo alla Transalpina, dove si è verificata la maggior concentrazione di ritrovamenti. Tutti in territorio sloveno. Detto del 2007, arriviamo al luglio 2023 quando la terra restituì una bomba con innesco meccanico, non chimico, da 250 chilogrammi. Vennero evacuate circa 5 mila persone che, poi, è il numero che si è riproposto anche in occasione dei rinvenimenti successivi. Domenica, ad esempio, saranno 4.300 le persone interessate.
L’intervento più complesso tra febbraio e marzo di quest’anno quando vennero alla luce altre tre bombe, una dietro l’altra. Il B-Day venne fissato per il 17 marzo. In quel caso, la bonifica durò quasi tre ore perché uno dei tre ordigni (quello più piccolo, da 100 kg) venne fatto brillare in loco: solo per questa operazione ci vollero due ore abbondanti. Per i rimanenti due da 250 kg bastarono pochi minuti ciascuno.
La seconda rinvenuta fu una bomba aerea inesplosa risalente ai tempi della Seconda guerra mondiale. Si trovava ad una distanza di una cinquantina di metri dal residuato riemerso per primo, in direzione della Castagnavizza, sotto un massiccio palo di metallo. Ma c’era un elemento diverso: la produzione non era britannica bensì statunitense e la spoletta meccanica appariva in buone condizioni, migliori rispetto alla prima. Il peso era sempre di 250 chilogrammi, come nel caso del residuato riemerso qualche giorno prima e nel luglio 2023. C’era anche un altro elemento di diversità. A differenza di quanto accaduto nel luglio 2023, quando a fare la scoperta furono alcuni operai durante gli scavi per i lavori legati ai sottoservizi, in questa occasione sono stati gli specialisti dell’Unità statale per la protezione dagli ordigni inesplosi della Primorska settentrionale ad effettuare il rinvenimento.
Poi, i casi più recenti, con l’evacuazione di agosto, nella giornata in cui si svolgeva in centro la parata del Festival del folklore e con quella programmata per domenica.
Il Parco Basaglia
Molto in sordina l’operazione che andò in scena, nello scorso mese di aprile, al Parco Basaglia. Riemerse un residuato bellico risalente alla Prima guerra mondiale, piuttosto piccolo come dimensioni, visto che misurava dieci centimetri di diametro e 25 di lunghezza. Non vennero effettuate evacuazioni perché ritenute non necessarie ma il cantiere nella suggestiva area verde subì qualche rallentamento. Il ritrovamento avvenne accanto al realizzando Punto ristoro.
L’aeroporto
Infine, quel che sarà. Il Comune ha appena affidato al geologo Francesco Caproni di Udine il servizio di redazione geologica, indagini geognostiche, indagine preliminare per la ricerca di ordigni bellici, indagine radar per la ricerca di manufatti sepolti, nell’ambito dell’intervento di adeguamento e manutenzione straordinaria dell’aeroporto “Duca d’Aosta”. —
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