De Vecchi va in pensione: «Peccato, mi divertivo»

Sui banchi delle scuole da lui amministrate sono passate generazioni di triestini ed ora, dopo oltre vent’anni di attività, Adriano De Vecchi dal 31 agosto si godrà la meritata pensione. 65 anni a...
Lasorte Trieste - Nautico - Adriano Devecchi
Lasorte Trieste - Nautico - Adriano Devecchi

Sui banchi delle scuole da lui amministrate sono passate generazioni di triestini ed ora, dopo oltre vent’anni di attività, Adriano De Vecchi dal 31 agosto si godrà la meritata pensione. 65 anni a dicembre, De Vecchi nella sua lunga carriera all’interno delle istituzioni scolastiche ne ha viste di cotte e di crude. Ma non chiamatelo dirigente scolastico: lui è affezionato alla dicitura di “preside”, quella per cui ha vinto il concorso nazionale per titoli ed esami negli ormai lontani anni ’90. Da allora la sua vita professionale è stata tutta dedicata ai suoi giovani studenti, che ha seguito prima come preside di scuola media, poi nei due licei classici di Trieste, poi ancora come provveditore agli studi di Gorizia, come dirigente dell’Ufficio scolastico regionale, preside del Max Fabiani e in questi ultimi anni con il doppio incarico di preside presso l’Istituto Comprensivo Roiano-Gretta e come reggente al Fabiani.

Un ultimo round decisamente impegnativo, a livello di mansioni e di numeri: «A Roiano Gretta tra studenti, insegnanti e personale si supera il migliaio di persone – racconta De Vecchi - , al Fabiani siamo oltre le cinquecento: sono realtà scolastiche molto numerose e articolate, ma ho avuto sempre le idee chiare dl punto di vista amministrativo, gestionale ed organizzativo. L’impegno è stato grosso, eppure non ho mai saltato un consiglio di classe: la mia grossa fortuna è stata quella di fare un lavoro che mi divertiva e mi appassionava. Certo, non sono mancate le arrabbiature mondiali, ma in tanti anni di carriera non ho mai alzato una volta la voce con un mio studente. Per fare il duro ho sempre parlato a voce bassa, guardando i ragazzi negli occhi: loro lo sapevano, e se la facevano sotto di più che se mi fossi messo a gridare, ma hanno sempre apprezzato il fatto che le mie azioni, e i relativi provvedimenti disciplinari, fossero sempre la diretta conseguenza di qualcosa che era già stato detto loro, ma che avevano preferito ignorare». Ma oltre a generazioni di studenti De Vecchi ha allevato anche generazioni di sportivi: ha ereditato dal padre, per lungo tempo capitano dell’Hockey Club Trieste, la passione per l’hockey su prato: prima da giocatore e poi («ho avuto la fortuna di sfasciarmi il ginocchio da giovane», ironizza) da arbitro ha partecipato a tre Olimpiadi e a una decina di Campionati del mondo. Inserito nella rosa degli arbitri internazionali, grazie all’hockey su prato ha fatto il giro del globo. Un giramondo che però alla fine è sempre tornato a Trieste: «Solo un cretino può andare via da questo paradiso», dice. Per i prossimi anni l’auspicio è quello di «divertirmi come ho fatto fino ad oggi». g.b.

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