Dentro Trieste, passeggiando tra le sue pagine

Oltre una quarantina gli scrittori e i poeti raccolti nel volume curato da Tolusso per la collana della Biblioteca dell’Immagine
Di Annalisa Perini
Foto BRUNI TRieste 24 07 10 Mauro Covacich,scrittore
Foto BRUNI TRieste 24 07 10 Mauro Covacich,scrittore

TRIESTE. La scrittura, quella che resta, non si ferma sulla parola, perché la corteggia e se ne serve con rispetto, ma nasce nella realtà, anche se non necessariamente autobiografica. Così, se chi scrive è legato a un luogo per nascita o per vicende esistenziali, la letteratura può raccontare una città, sotto diverse prospettive, sia quando la corrispondenza tra il territorio e il suo resoconto è più immediata, sia quando è più intima e indiretta. Dinamico, seppure fermo nella sua testimonianza, rimane ciò che, trasferito sulla carta, è nato, ieri come oggi, nelle case, nelle vie, vivendone e cogliendone rumori, odori, distensioni, entusiasmi e malumori, speranze mantenute e cadute in cui si riflettono le trasformazioni e la storia, i fatti propri e degli altri. Punti di vista, percezioni, lo straordinario e il quotidiano, lo straordinario dell’ordinario, tra celebrazione e dissacrazione. Sul prisma della realtà, la sua selezione, si colloca quindi la questione di un filtro, della sensibilità del linguaggio, dell’abilità e dello stile, personalissimo, se si parla di grandi autori. E più di quaranta autori, in versi e in prosa, da Italo Svevo a oggi, sono protagonisti del volume “Trieste. Antologia dei grandi scrittori”, a cura di Mary Barbara Tolusso, per le Edizioni Biblioteca dell’Immagine (180 pagine, 14 euro). La parte antologica offre al lettore una selezione di pagine, dalla “Coscienza di Zeno” di Svevo a “Trieste. Un’identità di frontiera” di Claudio Magris, passando per “Materada” di Fulvio Tomizza, “Gli anni della psicanalisi” di Giorgio Voghera, “La dura spina” di Renzo Rosso, “Conchiglie” di Claudio Grisancich, “L’antenato sotto il mare” di Pietro Spirito e “Trieste sottosopra” di Mauro Covacich. L’opera su Trieste è uno degli undici volumi, uno per provincia, attraverso cui l’editore di Pordenone, da poco trascorso il centocinquantenario dell’Unità d’Italia, ha voluto raccontare il NordEst, attraverso le sue voci letterarie più rappresentative. Il coordinamento per le antologie del Friuli Venezia Giulia è stato curato da Gian Mario Villalta, per il Veneto invece la direzione è di Sergio Frigo e Francesco Jori.

Alla fine degli anni Sessanta le edizioni Lint avevano dedicato agli scrittori triestini del Novecento l’opera curata da Bruno Mayer, e poi ampliata negli anni ’90 con diversi importanti contributi, e all’inizio del nuovo millennio Roberto Dedenaro ha curato la storia dei poeti triestini contemporanei. Ora questo nuovo volume della giornalista, poetessa e scrittrice Mary Barbara Tolusso, copre, rivolgendo la sua attenzione alla prosa e la poesia, un arco dal 1861 alle ultime generazioni, con la consapevolezza di “tutti i rischi di un rilancio in una materia che ha bisogno di troppo futuro per essere definita al presente”.

L’antologia su Trieste è un volume agile, com’è nelle sue intenzioni, che restituisce biografie umane e letterarie, e pagine scelte sulla realtà per, come sottolinea Gian Mario Villalta nella prefazione, “rispondere al bisogno di ricongiungere la letteratura all’esperienza” e per “un viaggio attraverso la letteratura - nella letteratura, con la letteratura - ripercorribile da chiunque voglia confrontare il proprio sguardo con quello dei poeti e degli scrittori che l’hanno disegnata”. Il risultato è dunque un manuale che racchiude un indubbio fascino per i triestini, per la familiarità con la storia della città, le sue contraddizioni, i suoi scorci e i suoi autori che hanno ricevuto delle radici in dote o qui le hanno sentite, difese, coltivate.

Ma l’attrazione è pure per coloro che vogliano conoscere Trieste attraverso una sorta di guida turistica letteraria che stimola a passeggiare anche tra le sue pagine. Immancabile muoversi lungo il percorso dei miti mitteleuropeo e della “triestinità, nel loro sviluppo e le loro interpretazioni in varie declinazioni, e nel racconto di un territorio identificato come un crogiuolo di culture, ma, come sottolineò Bobi Bazlen, anche con una potenzialità, per la sua ipersensibilità, di essere “una cassa di risonanza”. Nel volume un riferimento infine alle associazioni letterarie, alcune storiche e celebri, come il Circolo della Cultura e delle Arti, inaugurato nel 1946 da Giani Stuparich o la Società Artistico Letteraria, fondata da Marcello Fraulini nel 1944, e altre, numerose, di nascita più recente.

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