Destra e sinistra stakanovisti La sfida è sulle interrogazioni

Ogni seduta vale un gettone di 54 euro lordi che diventano 70 per il presidente L’opposizione: «Non ce le fanno discutere». La replica di Nicoli: «Mal comune» 



Si può dire di tutto, ma non che siano lavativi. Alla chiamata in aula i consiglieri, destra o sinistra non importa, ché in questo appaiono simili, rispondono con sorprendente dedizione. E lo scarto tra maggioranza e opposizione risulta dell’ordine di una seduta, per la quale ognuno percepisce un gettone di 54 euro lordi (70 il presidente consiliare). Un lieve inciampo nel curriculum del politico che in fondo ci sta: un’influenza, un impegno inderogabile si perdonano.

Nove le massime assise convocate da gennaio al 30 luglio di quest’anno e se l’adesione massiccia è in fondo scontata per chi governa (solo Suzana Kulier di Alternativa, in minoranza, e Antonio De Lieto dei Pensionati hanno mancato rispettivamente 2 e 3 Consigli), sorprende lo stacanovismo degli oppositori Paolo Fogar (Pd), Omar Greco (Art. 1) Annamaria Furfaro (La nostra città), Cristiana Morsolin (La Sinistra) ed Elisabetta Maccarini (Gruppo misto), mai assenti. Un’assiduità che poi, a dispetto dell’animosità trapelata sulla stampa o sui social, si traduce solo per alcuni in una mole consistente di interrogazioni e mozioni. È il caso del recordman Fabio Del Bello, democratico, politico di lungo corso, che ha depositato da inizio anno 21 interrogazioni (alcune reiterate, ma con qualche lieve modifica) e 10 mozioni. Seguito, con un certo margine di distacco, da Morsolin (8 e 3), quindi dalla dem Lucia Giurissa (3 e 7) e infine da Greco (3 e 2). Vengono poi Fogar e Furfaro (per entrambi 2 interrogazioni e 3 mozioni) e Gualtiero Pin (2 e 2).

In fondo alla classifica della “produttività” (di domande ufficiali al governo municipale) Kulier, con zero documenti a indicare che forse la sua opposizione è “relativa” e sui temi si trova a convergere con il centrodestra, e l’ex grillina Maccarini (un’unica interrogazione in sette mesi e 2 mozioni), superata solo da Gianfranco Zorzin (1 e 1), che però non fa testo poiché è subentrato al consigliere Silvia Altran (qui 2 mozioni), uscita definitivamente dalla politica amministrativa lo scorso 29 marzo, e quindi con soli tre Consigli all’attivo.

Dunque a dispetto dei rapporti non proprio idilliaci tra destra e sinistra – per dire dei veleni che girano basta dare una spulciata ai social, dove se ne leggono di tutti i colori – negli atti ufficiali c’è meno verbosità. I diretti interessati però adducono ragioni precise: da quando regnano Cisint & co la discussione delle interrogazioni (non una prerogativa dell’opposizione, se anche Sergio Pacor, Federico Razzini e Marianna Zotti, tutti leghisti, ne hanno presentate 2 a testa) è passata in secondo piano, al punto che queste «vengono dibattute mesi dopo la presentazione», con il rischio di «inficiarne la ratio», come rimarca Del Bello. «La mozione di ottobre 2018 sugli asili sarà discussa in aula appena ora», dice. Alla faccia della tempestività, pur se «il tema resta purtroppo attuale», chiude il dem.

Accusa smentita però dal sindaco, invece convinta che il Consiglio produca molto. «L’opposizione – sostiene Anna Cisint – usa quest’assise non come il luogo in cui si affrontano gli interessi dei cittadini, bensì come sede di battaglie ideologiche spesso banalizzando gli aspetti di fondo in discussione». E l’ex vicesindaco Giuseppe Nicoli aggiunge: «Si tratta di un problema di antica data: ricordo, ai tempi dell’opposizione, di aver io pure discusso interrogazioni un anno dopo il loro deposito». Insomma, un mal comune. Per Greco invece è semplicemente la riprova del fatto che «non si respira un’aria di tolleranza verso l’opposizione: tutto ciò che viene prodotto dà sempre fastidio». In compenso «ci sono troppo pochi Consigli: noi ne svolgevamo due al mese, qui appena uno e circoscritto a temi per i quali si deve passare per forza dall’Aula». «Come la chiamo? Paura del confronto», conclude. –



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