Devetachi, l’antica strada abbandonata e insicura

DEL LAGO. Nel centenario mancato della Grande guerra sul Carso c’è un luogo dove il centenario è ancora più... mancato: Devetachi.
Nel cuore del Vallone, lungo la statale 55 dell’Isonzo, il bivio per Doberdò è da anni abbandonato alla precarietà. Rappresentata dalle barriere di plastica di colore bianco e rosso (New Jersey per i tecnici). Responsabile di tale spregio alla memoria è l’ex Provincia di Gorizia, che ancora nel 2013 aveva deliberato di migliorare quel tratto di viabilità e metterlo in sicurezza. Con ciò stabilendo che così com’era non era sicuro. E si abbandona all’insicurezza un punto così delicato?
L’investimento complessivo ipotizzato dalla giunta Gherghetta era di 450mila euro. Ma dalle parole non si è mai passati ai fatti. A bloccare tutto sarebbe stato il limite di spesa imposto dal patto di stabilità. Chissà per quale altro scopo saranno stati spesi quei soldi. Dietro l’alibi del patto di stabilità spesso si nasconde l’incapacità delle amministrazioni pubbliche di trovare comunque una soluzione ai problemi.
Ora che la Provincia non c’è più probabilmente è la Regione che dovrebbe intervenire, visto che era stata la Regione ad assicurare i soldi alla Provincia.
Ma sul bivio di Devetachi è calato il buio più completo. Come conferma il sindaco di Doberdò del Lago, Fabio Vizintin: «Il tutto è fermo con i lavori che non sono mai iniziati. All'epoca l’intervento è stato bloccato dal patto di stabilità, pertanto la Provincia non poté fare l'intervento. Probabilmente i soldi ricadono ora nell'avanzo di amministrazione della Provincia, quindi il futuro sulla situazione è molto nebuloso».
Le vetture intanto continuano a sfrecciare e si incuneano come in una pista tra gli stretti passaggi obbligati delimitati dai New Jersey.
Quel punto non è un tratto di strada come tanti altri. Durante la Prima guerra mondiale il Vallone è stato uno snodo strategico durante le battaglie dell’Isonzo. Nella Seconda guerra mondiale sulle alture circostanti hanno operato le unità partigiane. Sulle pendici del monte Brestovec, antico castelliere, si conservano «le tracce del percorso di epoca romana, dai caratteristici solchi carrai arrotati», scrive Abramo Schmid nel libro “Il Vallone del Carso”.
Sito importante anche per i cultori delle costruzioni stradali.
A circa cento metri dall’immissione sulla statale 55, percorrendo la provinciale 15 da Doberdò si supera un ponte ad arco, invisibile dalla carreggiata e di cui non si ha la giusta consapevolezza. Si tratta del cavalcavia della strada postale «che per Doberdò e Selz si sostituì nel 1815 alla primitiva per Jamiano e Bonetti, significativa testimonianza d’arte muraria stradale della prima metà di quel secolo, monumento alla strada di Carinzia di imperiale e regia memoria».
La cosiddetta strada del Vallone oggi si compone di due tratti: il primo da San Giovanni a Sablici, lungo quasi tre chilometri; il secondo è in capo ad Anas e si estingue in via Trieste a Gorizia. La strada come la vediamo oggi risale agli anni Trenta del Novecento quando l’originario tracciato fu adeguatamente sistemato. Strada vera e propria quella del Vallone lo è dal 1826.
Nei documenti ufficiali si legge che «Nel Distretto di Duino è stata ridotta a strada carreggiabile mediante blocco di roccia la cosiddetta strada del Vallone, da San Giovanni di Duino sin a Devetaki». Il nuovo tracciato sostituisce il percorso accidentale per raggiungere Gorizia camminando su malagevoli sentieri carsici che assecondavano le asperità delle alture.
Sicurezza e storia dunque imporrebbero di correre al più presto ai ripari per trasformare in un incrocio degno di questo nome uno scorcio così importante del Vallone.
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