Digiuna per sostenere i lavoratori Alcatel

L’iniziativa di un’artigiana che aveva già fatto lo sciopero della fame per Sertubi per venti giorni

Uno sciopero della fame a sostegno della battaglia che stanno conducendo i lavoratori di Alcatel, 850 persone tra tempi indeterminati, precari e operatori dell’indotto. Lo sta facendo da ieri Adriana Simonovich, una triestina che ha una propria attività artigianale che non risente della crisi, ma che afferma di essere lo stesso seriamente preoccupata per il futuro dell’economia triestina e di volersi mettere in qualche modo a fianco delle tante persone che un lavoro non ce l’hanno, lo cercano, l’hanno perso o rischiano di perderlo. Ieri pomeriggio Adriana è scesa in piazza della Borsa con un cartello con lo scopo di attirare l’attenzione delle persone che passavano o magari di qualche rappresentante delle istituzioni o di qualche imprenditore. «Sono venuti a testimoniarmi la propria partecipazione e la propria solidarietà - racconta - in particolare la consigliera comunale Alessia Rosolen di Un’Altra Trieste e una coppia di ex dipendenti della Sertubi. Qualche altra persona si è avvicinata per capire lo scopo della mia dimostrazione, ma ora io voglio lanciare un appello - continua ancora Simonovich - non soltanto agli stessi lavoratori di Alcatel, ai quali ho lanciato messaggi via facebook e che però so essere impegnati nei blocchi davanti ai cancelli della fabbrica, ma a tutti i disoccupati e cassintegrati triestini a scendere in piazza con me per far capire a chi di dovere che la situazione occupazionale in provincia non è più sostenibile».

Adriana Simonovich si alimenta soltanto con acqua e tè e ha intenzione di andare avanti con lo sciopero della fame, tornando a manifestare ogni giorno in piazza della Borsa nelle ore libere dal lavoro perlomeno fino a venerdì 22 allorché il confronto sul futuro dello stabilimento triestino di Alcatel-Lucent venduto agli statunitensi di Flextronics è in programma a Roma, al ministero dello Sviluppo economico. La sua iniziativa non è nuova. «Già tre anni fa - ricorda - in occasione della vertenza Sertubi ho fatto uno sciopero della fame assieme a due operai. Loro sono andati avanti per venticinque giorni, io per venti. Poi non ho avuto gravi contraccolpi psicofisici, ho ripreso a mangiare con l’assistenza di una dietologa come farò anche stavolta».

Ieri Adriana non ha voluto nemmeno farsi fotografare di faccia. «Non cerco pubblicità - ha spiegato - tantomeno a favore della mia attività artigianale che va bene e nemmeno ho intenzione di dichiarare in quale campo opero. Credo però che se tra pochi giorni anche solo una parte degli 800 dipendenti di Alcatel si troverà a essere senza lavoro, la città subirà un vero e proprio tracollo. Voglio in qualche modo dunque dare il mio contributo perché non si inneschi una spirale nefasta. Se gli operai e gli impiegati continuano a perdere il lavoro, l’economia non gira e ne risentiranno le commesse dei negozi, le parrucchiere, i dentisti, i pannettieri, i muratori e via via tutte le categorie di lavoratori. (s.m.)

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