Dipendenti regionali tra i più ricchi d’Italia

In Fvg le paghe superano di 2.400 euro la media nazionale. Ma chi lavora in Comune e Provincia guadagna molto meno
Di Marco Ballico

TRIESTE. Secondi, tra le “speciali”, solo ai colleghi del Trentino Alto Adige. E, nel resto d’Italia, dietro ai soli piemontesi, laziali e molisani. In busta paga 2.500 euro oltre la media nazionale, addirittura 6.400 più del Veneto, la Regione che paga di meno. I dipendenti regionali del Friuli Venezia Giulia sono calati da 3mila a 2.700 ma rimangono tra i meglio trattati del pubblico impiego. Nel 2012 hanno portato a casa una retribuzione media lorda di 39.964 euro. Nonostante il comparto unico, e la presunta perequazione degli stipendi, qualche migliaio di euro in più degli addetti di Province e Comuni.

Il Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, oltre a fissare a quota 85.356 gli “statali” al lavoro in Fvg l’anno scorso, entra pure nel dettaglio delle loro paghe. Consentendo pure il confronto con le altre Regioni, quelle a statuto speciale e le ordinarie, divise da 100 euro esatti in media. Le autonome, infatti, prevedono un’indennità media per i loro dipendenti pari a 37.458 euro, mentre nelle ordinarie si arriva a 37.558. Il Fvg è al secondo posto tra le “speciali”. Lo stipendio lordo annuale dei suoi lavoratori di Palazzo, 39.964 euro, è superato solo da quello del Trentino Alto Adige: 41.793 euro. A seguire si collocano la Sicilia (39.736), la Sardegna (38.725), la Provincia Autonoma di Bolzano (37.615), la Provincia Autonoma di Trento (33.930) e la Valle d’Aosta (33.584). Passando alle Regioni ordinarie, spiccano i 43.516 euro medi dei dipendenti del Piemonte, quindi Lazio (40.809), Molise (40.672), Basilicata (38.642), Campania (38.294), Lombardia (37.730), Toscana (37.581), Liguria (37.190), Calabria (36.723), Puglia (35.823), Umbria (35.307), Abruzzo (35.082). I più “poveri” sono i lavoratori pubblici dell’Emila Romagna (34.313), delle Marche (33.744) e del Veneto (33.500).

Che la Regione Fvg pagasse i suoi addetti più che altrove era noto. «Questione di inquadramento – ricorda il segretario Fvg della Cisl Giovanni Fania –: i dipendenti regionali sono stati contrattualizzati nel 2002, sei anni dopo il resto d’Italia e dunque l’asticella si è alzata. Non solo: la prima tabella di perequazione ha regalato indistintamente una casellina in più». Tutti promossi, in sostanza, al primo contratto. Di qui il lungo inseguimento dei colleghi di Province e Comuni che, secondo il dettato del comparto unico, sono infine riusciti a pareggiare il tabellare, cioè l’indennità base. Questo, però, non significa affatto stipendi uguali nel portafogli di regionali, provinciali e comunali. La differenza è di migliaia di euro. Ancora il Conto annuale dimostra infatti che nelle Province il salario è nettamente inferiore: una media di 32.293 euro salendo dai 31.051 degli udinesi, ai 31.986 dei goriziani ai 33.069 dei pordenonesi fino ai 34.335 dei triestini. Anche la media dei comunali si aggira di almeno 5mila euro sotto quella dei regionali. Il segnale del fallimento del “contrattone”? «Più che altro la conferma che quella riforma va completata – osserva Fania –. Il muro che separa la Regione dagli enti locali dipende dallo stato giuridico del personale: le differenze in busta paga sono conseguenza del fatto che Province e Comuni non sono equiparati giuridicamente alla Regione e, tra l’altro, non possono contare sul fondo produttività, ormai svuotato. Senza contare altri benefit rimasti ai regionali». Il rimedio? «Non resta che mettere mano nuovamente alla riforma – insiste Fania –, completarla e consentire finalmente di concretizzarne lo spirito: agevolare l’osmosi tra i diversi livelli, in modo da rendere più efficace ed efficiente il sistema burocratico. Speriamo che, dopo tanti tentativi mancati, la giunta in carica possa riuscirci». Chiusura del segretario della Cisl sulla spesa per l’esercito “pubblico” in Fvg: «I 3 miliardi di euro evidenziati dal Conto annuale rappresentano anche Pil di persone che vivono e consumano sul territorio. Ciò che conta è che la cifra risulti produttiva».

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