Disabile gradese di 27 anni muore in piscina

La vittima è Fabio Patruno. Colpito da malore mentre si trovava in acqua accanto a tre operatori. Aperta un’inchiesta
Di Edo Calligaris

MEDEA. Un ragazzo di 27 anni, Fabio Patruno, residente a Grado, affetto da autismo, è morto ieri mattina mentre si trovava nella piscina del centro residenziale Santa Maria della Pace di Medea. A nulla sono valsi i tentativi di salvarlo da parte degli operatori che si trovavano in vasca. Erano circa le 10.30 quando il giovane, immerso fino al bacino nella piscina fuori terra, sistemata in un'area verde dell'istituto, quasi ai piedi del colle, è stato colto da un improvviso malore. Assieme a Fabio, nella vasca, dove l’acqua era profonda solo un metro, c’erano tre operatori e quattro altri ospiti. Il ragazzo stava sguazzando felicemente quando è stato visto barcollare prima di perdere i sensi. Soccorso all'istante dagli stessi operatori e dall'infermiera professionale che opera nel centro, a Patruno è stato immediatamente praticato sia il massaggio cardiaco sia la respirazione artificiale, fino all'arrivo dei sanitari del 118, che hanno proseguito nel tentativo di rianimarlo, ma per il giovane non c’è stato nulla da fare.

Nei giorni scorsi Fabio non aveva manifestato alcun problema di salute, così come la mattinata di ieri era fresca e gradevole e non certo gravata dal caldo asfissiante dei giorni scorsi, condizioni che avrebbero potuto creargli qualche problema.

Nel centro Santa Maria della Pace sono giunti i carabinieri di Mariano del Friuli, per i rilievi di legge, inviati sul posto dal magistrato, che pure disposto l’autopsia. L’esame servirà a stabilire le esatte cause del decesso, anche se è già stato accertato che il giovane non è morto per annegamento.

«Fabio era giunto a Medea nel febbraio 2009 - racconta tra le lacrime la direttrice dell'istituto, Claudia Panteni - ed era costantemente seguito da un operatore, che spesso di notte, soprattutto nei primi tempi, dormiva nella sua stessa stanza, mentre ultimamente era ospite diurno, ovvero veniva prelevato la mattina a Grado e riportato a casa la sera a cura dell'istituto di Medea».

«Era molto felice di passare la giornata nel Centro - ricordano gli operatori, profondamente colpiti dalla tragica vicenda. I suoi genitori, una famiglia molto nota e apprezzata a Grado, erano molto contenti dei progressi compiuti da Fabio dal giorno in cui era stato affidato alle cure dei nostri operatori». «Eravamo affettivamente molto legati a lui, come a tutti gli altri ospiti - aggiunge Claudia Panteni - anche in considerazione che il suo costante miglioramento, sia comportamentale sia nel rapporto con gli altri, Fabio rappresentava una sorta di gratificazione nei confronti del nostro lavoro e del non facile lavoro svolto dagli operatori che lo seguivano». «Nel nostro Centro - conclude - cerchiamo in tutti i modi di creare le condizioni per poter migliorare la qualità della vita dei nostri ospiti, mettendo in campo tutte le precauzioni per non far correre loro alcun rischio, poi succedono dei fatti come questi, che certo non ti aspetti e che ti sconvolgono».

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