Scoperta una discarica a cielo aperto a fianco dell’area protetta delle risorgive a Monfalcone

Recuperati dai volontari di RipuliAmoci Challenge oltre 700 bottiglie e rifiuti di ogni tipo. Il Comune corre ai ripari

Laura Blasich
L’ultima pulizia svolta da RipuliAmoci Challenge e Plastic Free
L’ultima pulizia svolta da RipuliAmoci Challenge e Plastic Free

Via delle Risorgive, nella zona industriale meridionale di Monfalcone, è una strada defilata, ma a ridosso del Biotopo delle risorgive Schiavetti. Lungo la via sostano i mezzi pesanti in attesa del loro turno di ingresso al Mulino Casillo e avviene l’interscambio dei rifiuti raccolti tra camion più piccoli e più grandi del concessionario del servizio.

La zona alla destra della strada, in direzione di Bistrigna, non sottoposta però a tutela, si è così trasformata in una vera discarica cielo aperto , dove i volontari di RipuliAmoci Challenge hanno recuperato nelle due tornate di pulizia realizzate in questo mese (la seconda assieme a Plastic Free) una trentina di sacchi misti, 780 bottiglie di vetro, un sacco di lattine e diversi rifiuti ingombranti.

 

Nonostante il Comune abbia posizionato una telecamera di sorveglianza e collocato dei contenitori per rifiuti lungo la strada. «Uno è stato sicuramente gettato giù dalla piccola scarpata», ha affermato l’assessore ai Servizi ambientali e partecipate Paolo Venni illustrando le azioni intraprese per quanto possibile («l’area è di competenza del Coseveg») nell’ultima seduta della Consulta delle associazioni ambientali.

Per Legambiente e l’Associazione Rosmann, il tema è quindi quello dell’ampliamento della tutela esistente dal 2001 per l’area compresa tra via delle Risorgive, via Nuova bagni e il canale del Brancolo anche nel lotto compreso tra gli insediamenti dell’Iskralegno e dell’ex Gorispac, trasformato in discarica, ma in cui esiste un’altra preziosa risorgiva.

Tra le azioni da realizzare a breve, invece, è stato suggerito il posizionamento di una rete per proteggere l’area, come già avviene per il Biotopo, ai cui margini, accessibili, qualche piccolo abbandono di bottiglie di plastica e lattine comunque persiste. Il Comune, che ha già svolto tre sopralluoghi ed è intenzionato a vedere realizzata una bonifica della zona, dove non è escluso siano presenti anche rifiuti pericolosi, ha da parte sua già avviato con il Coseveg un confronto per capire come delimitare la zona.

«Tenendo presente che va garantito il transito della fauna e le reti ecologiche locali», hanno osservato i tecnici dell’Ufficio Ambiente nel corso della riunione della Consulta. A ridosso del Biotopo nel 2025 sarà però riposizionata la cartellonistica degradata, caduta e quindi rimossa.

Attenzione è stata comunque sollecitata nel corso della Consulta anche verso il progetto di ripristino delle porte vinciane che regolavano il deflusso del fiume Cavana. Un eccessivo ingresso di acqua marina, secondo l’ornitologo Paolo Utmar, potrebbe mettere a rischio un habitat ideale per specie rare e protette come la moretta tabaccata che nell’area umida ha nidificato anche nel 2023, ma non quest’anno.

Nel 2024 in città sono stati intanto messi a dimora 126 nuovi alberi lungo strade e giardini e circa 600 esemplari di specie autoctone di piccole dimensioni in zona carsica, come sottolineato dall’assessore alla Sostenibilità ambientale Sabina Cauci. «Ora è iniziata la campagna di rimboschimento del Carso, dove saranno sistemati entro marzo altri 350 alberelli forniti dal vivaio del Corpo forestale regionale», ha aggiunto il capo giardiniere Gabriele Cettul. «A ottobre in collaborazione con la Pro Loco è stato invece avviato il censimento dell’ailanto nei giardini privati – ha annunciato l’assessore Cauci –, con l’invio di una trentina di lettere ai proprietari degli spazi in cui è stato riscontrato per informarli sull’invasività della specie». Il Comune ha inoltre acquisito un software per una migliore mappatura e gestione degli alberi in area pubblica. —

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