Discoteche, la Bassa non balla più

Negli anni Sessanta e Settanta erano frequentate dagli industriali e dai figli di famiglie arricchite
Di Elena Placitelli
Fiumicello 10 MARZO 2012 arenella Copyright PFP/Turco
Fiumicello 10 MARZO 2012 arenella Copyright PFP/Turco

CERVIGNANO. Quattro mura cadenti e un'insegna penzolante. É quanto rimane, nel migliore dei casi, delle sale da ballo che hanno fatto l'epoca d'oro della Bassa friulana. Versano nel totale degrado pur avendo segnato, dal dopoguerra agli anni Novanta, la vita di intere generazioni.

Sulla scia del Boogie-woogie importato dagli americani, nel territorio furono costruite laddove possibile, perfino dai volontari, come a Terzo d'Aquileia, per volontà del Partito comunista.

Quando la guerra era finita, il ballo rappresentava la maniera più comune per riassaporare la libertà. É tuttavia negli anni Sessanta e Settanta che le discoteche ebbero la loro massima espansione.

Valvola di sfogo delle giovani generazioni, offrivano prospettive nuove a una popolazione profondamente mutata: da agricoltori e falegnami si era diventati industriali e i figli delle famiglie arricchite formavano il pubblico che animava le discoteche locali.

Come per gli imprenditori che avevano fatto i soldi aprendo le fabbriche di sedie: la sera i loro figli arrivavano giù da Manzano per andare a ballare nella sala di Perteole: l'aveva aperta Francesco Verzegnassi prima di trasferirsi a Scodovacca.

Ci si ricorda ancora oggi di quei ragazzi che facevano la fila al banco sfoggiando le banconote in mano.

Liti, passioni e amori: ricordi di intere generazioni restano a tutt'oggi imprigionati fra quelle quattro mura. Che ora sono così ingiallite da far peccato.

Supponiamo di essere a bordo di un treno e di entrare a Cervignano: arrivati a Scodovacca (da Monfalcone) l'occhio non può fare a meno di posarsi sulle “Rondini”, o di quel che ne rimane.

Soltanto i caratteri cubitali rossi appesi a un parallelepipedo bianco indicano che quel posto ha fatto la storia. Ma la struttura è abbandonata da fare impressione. Qualche anno fa parte del tetto è perfino crollata.

Poco più avanti, in via Adriatica, s'intravede il parco di Villa al Trovatore, elegante sala da ballo che da parecchi anni è in fase di ristrutturazione.

Qui a giugno dovrebbe aprire un bed&breakfast di lusso, come di recente annunciato da Giulio Rossato, proprietario dell'omonimo agriturismo.

É stata anche la notizia della sua imminente apertura, a far ripensare alla storia delle altre sale da ballo abbandonate da circa un ventennio. Sono però talmente numerose da non poter essere esaustivi mel ricordarle tutte.

L’attenzione si è concentrata sulle Rondini e su Villa al Trovatore, (entrambe a Scodovacca di Cervignano) ma anche sulla sala da ballo La Lucciola di Terzo d'Aquileia e su L'Arenella di Fiumicello.

Dopo aver raccontato, nei giorni scorsi, le prospettive di sviluppo di Villa al Trovatore, nei prossimi giorni percorreremo la storia delle altre sale da ballo abbandonate.

Per quanto esse siano a tutti gli effetti dimenticate, a tenerle in vita sono i ricordi della gente che per decenni le ha frequentate.

Interrogarsi sul perché del loro declino è invece abbastanza arduo: ognuna di queste strutture ha una storia a sé stante, e per quanto in due casi (Villa al Trovatore e l'Arenella) la chiusura sia arrivata in seguito a un lutto di famiglia, alla fine bisogna arrendersi all'idea che negli anni Novanta l'epoca delle discoteche era finita.

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