In 200 per la Domenica delle scope a Gorizia: «Risultato eccezionale»
Il caldo torrido non ha spaventato il pubblico della rappresentazione firmata da Roberto Covaz

Una torrida mattina d'agosto. Che c'è di meglio di una gita fuori porta, di andare al mare per prender la tintarella o di tentare, in montagna, di rinfrescarsi un po’? In molti, ovvio, domenica avranno percorso queste strade.
Ma in molti erano anche coloro che ne hanno scelta una differente: un tuffo, non refrigerante, ma certo più ricco di contenuti, nel passato, nel cuore di Gorizia ripercorrendo un appuntamento significativo per la storia dell'area transfrontaliera, chiaro precursore dello spirito di Go!2025.

Cadono infatti mercoledì i 75 anni della “Domenica delle scope” e il Collettivo Terzo Teatro ha pensato di celebrare l’evento proponendo uno spettacolo itinerante dal titolo “Il fiume del tempo”. E così erano oltre cento quanti, per le 10, si sono incontrati nel piccolo spazio verde di via Alviano, all’imbocco con la Casa Rossa, per assistere alla sua prima tappa.
Una breve introduzione di Manuel Figheli alla fisarmonica, quindi ha preso la parola Roberto Covaz, scrittore e già giornalista del Piccolo, che ha firmato i testi interpretati dagli attori, tutti in abiti bianchi, Raffaella Munari e Alessio Bergamasco, Valentina Verzegnassi ed Enrico Cavallero.

Poi, le tappe successive, raggiunte in un corteo sotto l’occhio della polizia municipale, sono state quelle della stradina che da via Alviano porta al polo universitario, di piazza Sant’Antonio, di corte Sant’Ilario e di via Rastello. Al termine di ogni parte recitata, Covaz ha raccontato aneddoti, vicende della Gorizia che fu e delle sedi che hanno fatto da cornice all’iniziativa. E la musica di Figheli opportunamente impreziosiva la narrazione, mentre altri appassionati e curiosi continuavano ad unire al già folto gruppo per arrivare a essere, nel complesso, circa duecento.
«“Il fiume del tempo” ha costituito uno splendido appuntamento e io davvero non avrei potuto non esser presente a uno spettacolo che rievoca uno degli episodi più emozionanti della nostra storia, fondamentale per la Capitale europea della cultura – ha affermato l’assessore a Go!2025, Patrizia Artico –. Un simile risultato in quanto a partecipazione di pubblico, in pieno agosto, è semplicemente eccezionale: dimostra l’attaccamento dei cittadini al nostro passato assolutamente unico. E, tra l’altro, l’occasione ha permesso di soffermarsi in alcuni siti di Gorizia che sono stati magnifiche sedi della rappresentazione».
Proprio alla luce di tanto pubblico (con più di qualcuno giunto, per esempio, anche da Monfalcone), l’intenzione del Terzo Teatro è quella di riproporre “Il fiume del tempo” nel giardino di Palazzo De Grazia (in via Oberdan) o, in caso di maltempo, al suo interno, nelle date di mercoledì 10 odi giovedì 11 settembre, si vedrà. E, infatti, sarebbe un peccato che altre repliche non venissero programmate.
Qualche spettatore aveva anche portato con sé una scopa di saggina, come avevano suggerito di fare Covaz e il Collettivo, simbolo del 13 agosto 1950. In quella giornata, migliaia di goriziani (ma non solo goriziani) rimasti in Jugoslavia dopo la stesura del confine nel settembre del 1947 si riversarono pacificamente in città superando i severi controlli alla frontiera del valico di Casa Rossa. Il loro obiettivo era di incontrare parenti e amici che non vedevano da tre anni. Inoltre, desideravano acquistare quelle merci che non si trovavano nei pochi negozi di Nova Gorica, ancora in costruzione. Tra i prodotti maggiormente acquistati, le scope di saggina. Da qui il nome di quella memorabile domenica.
«Tra vent’anni celebreremo invece la “Domenica dei ventagli”», ha ironizzato Roberto Covaz, con riferimento a quanti si sventolavano per contrastare una calura assai fastidiosa, ma che non ha fiaccato nemmeno per un attimo gli spettatori entusiasti. Al punto che l’applauso finale, in via Rastello dopo circa due ore, è giunto puntuale e intenso, a testimoniare la voglia dei goriziani di immergersi nel proprio passato, ancora non conosciuto a sufficienza. E, di questo passato, la Domenica delle scope è episodio affascinante, emblematico.
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