Dopo trent’anni ritorna la pesca con la “saccaleva”

Per far fronte alla crisi e al fermo biologico la famiglia Troian ha deciso di riprendere l’antica tecnica utilizzata per catturare sardelle e acciughe
Di Antonio Boemo

In tempi di crisi, che colpisce anche la pesca, si tenta la fortuna tornando indietro nel tempo ma, ovviamente, con metodi moderni. Per Grado la notizia del ritorno di una saccaleva, ovvero di una barca che si dedica a questo tipo di pesca è decisamente importante. Le saccaleve mancavano infatti da oltre trent’anni. Ci hanno pensato oggi i “Negrùni” (questo il soprannome della famiglia), ovvero Andrea e Simone Troian, che la passione del mare e della pesca l’hanno appresa dal capofamiglia, Giorgio.

E’ Andrea Troian a spiegare la scelta: «E’ un periodo molto difficile per la pesca, tentiamo questo esperimento». Ma perché Simone, il figlio, ha seguito le orme del papà? «Sin da piccolo - risponde - è stato mio nonno a farmi venire la passione e a farmi capire l’importanza della pesca».

La notizia fa pensare immediatamente alle, se vogliamo anche romantiche, lampare. Quante ce n’erano un tempo a Grado... Sulla passeggiata a mare, ogni sera un gran numero di persone sostava per ammirare quelle luci sparse in mezzo al mare. Addirittura c’erano delle società di navigazione che organizzavano escursioni notturne in motoscafo, proprio per andare a seguire da vicino la pesca delle sardelle e delle acciughe con le lampare.

E’ questa una pesca – è giusto ricordarlo – che si effettua quasi esclusivamente quando non c’è la luna, cioè nel buio completo, poiché le uniche luci devono essere solo quelle delle “lampare”, necessarie per attirare i pesci. Oggi – dopo che per almeno sei lustri il pesce azzurro si pescava con le “volanti” - c’è il ritorno delle saccaleve, ma non delle lampare vere e proprie che sono state sostituite da fari molto più intensi e con una luce bianca che risulta maggiormente penetrante.

In poche parole, dopo l’individuazione del pesce, lo si attrae con le intense luci e quando tutto si è raccolto in quel punto entra in azione la saccaleva, che non è altro che una rete di circuizione: si chiude il cerchio e si issa a bordo il pescato.

In una memoria di Mario Boemo, per tanti anni direttore della Cooperativa pescatori, sono elencati i nomi delle famiglie (spesso solo con i soprannomi) e delle loro imbarcazioni di un tempo. I “Bisateli” avevano Ortensia, San Vito e Dalia; i “Spaguni” Gardenia e Isola d’Oro; i Bonaldo Primula e Rosamary; i Borsatti Val Paier e Val Cadena; i “Curiola” Sempre Avanti; i “Pagiuni” Attendolo; i Degrassi Tiziano, Rapido e Nautilus; i “Baston” Iolanda; i Demitri Usodimare e Impavido; i “Peloti” Verbena; i “Gropi” San Francesco; i “Biri” Orchidea; i “Ortolani” Faa di Bruno e i “Sabini” Vasco e Maria Cristina. E altre barche ancora come il Sant’Andrea, il Dionea e l’Eufemia.

Dopo la notte di pesca, il rientro in porto. Verso le 5 apriva il mercato ittico, dove veniva effettuata l’asta per la vendita del pescato. Le prime a fare acquisti, si legge sempre nella memoria di Mario Boemo, pubblicata anni fa dalla rivista “Grado e la provincia isontina”, erano le donne che, o in corriera o con il loro triciclo, si recavano nei paesi della Bassa friulana a vendere il pesce. Tra queste Mariana, Bernardina e Stefania Trotola; Nina Ciate, Ristea, Tosca e Maria Pastoricia.

Tornando all’attualità, per ora c’è una sola barca che effettua la pesca con la saccaleva, ma chissà, se dovesse andar bene, non è escluso che anche altri pescatori facciano la medesima scelta. «Il problema è anche il tempo – afferma il presidente della Cooperativa pescatori, Antonio Santopolo –. Con il caldo di questo periodo il pesce va a nascondersi in zone più fredde, e quindi ce n’è davvero poco».

L’andamento generale della pesca quest’anno è in linea con i dati del 2012, annata molto negativa. «Credo di poter dire – aggiunge Santopolo - che se confrontiamo i dati con quelli dei sei anni precedenti, siamo sotto di almeno il 20 per cento». A questo, per quanto concerne la Cooperativa, si aggiunge la mancanza di prodotto perché la flottiglia si sta sempre più ridimensionando, tant’è che i soci, che erano circa 190, oggi sono scesi a 130.

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