Doppio lavoro senza permesso, condannato

L’ex funzionario regionale Nedoh, già assessore comunale a Duino, dovrà risarcire 80mila euro
Di Corrado Barbacini

Ottantamila euro. È questa la somma che l’ex funzionario Stefano Nedoh - in passato anche assessore al bilancio del Comune di Duino Aurisina in quota Pdl-Fi e revisore dei conti dell’Irci - dovrà pagare alla Regione per aver svolto attività lavorativa esterna in assenza dell’autorizzazione: Nedoch, infatti, lavorava come commercialista e revisore dei conti nel suo studio di via Coroneo, ma risultava contemporaneamente in servizio in Regione. Insomma, per i giudici contabili, un vero e proprio doppio lavoro. Più che redditizio tra l’altro: secondo gli accertamenti fiscali effettuati dal l’Agenzia delle entrate, la doppia attività avrebbe fruttato all’ex funzionario guadagno per 720mila euro. A pronunciare la sentenza è stata la sezione giurisdizionale presieduta da Alfredo Lener e composta da Paolo Simeon e Giancarlo Di Lecce. Nedoh è stato difeso dall’avvocato Roberto Mantello.

L’inchiesta della procura contabile, diretta da Tiziana Spedicato, è scattata dopo la segnalazione della Regione, che aveva chiesto all’Agenzia delle entrate di conoscere l’ammontare dei compensi relativi alle cariche ricoperte dal dipendente regionale in alcune società. Dopo le contestazioni disciplinari mosse nell’ottobre del 2012, Nedoh aveva rassegnato le dimissioni. Ma - come emerge dalle motivazioni depositate ieri - non aveva l’invito a dedurre inviato dalla magistratura contabile, che gli contestava appunto la violazione della norma che impedisce ai pubblici dipendenti di assumere incarichi retribuiti non autorizzati dall’amministrazione di appartenenza. Secondo l’accusa Nedoh però non solo aveva omesso la richiesta di autorizzazione, ma si era pure sottratto al versamento dei compensi extralavorativi. Nel corso dell’istruttoria la difesa ha eccepito però che Stefano Nedoh si era limitato a svolgere un’attività contabile della quale erano a conoscenza i vertici della Regione, visto che in più occasioni si erano avvalsi proprio delle prestazioni professionali “private” del dipendente. Insomma un vero e proprio ginepraio. Anche perché in un primo momento nell’attribuzione del reddito erano state considerati i canoni di locazione di immobili di proprietà del funzionario regionale. Alla fine, come detto, il danno per l’erario è stato quantificato in 80mila euro. Somma alla quale vanno aggiunte le spese processuali per l’importo di 763 euro.

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