Dragaggi, il Tribunale si riserva sul dissequestro della Polese

Il Tribunale del riesame di Gorizia si è riservato di decidere sulla richiesta di dissequestro avanzata dalla ditta Polese di Sacile indagata assieme ad altri otto soggetti dopo i dragaggi di manutenzione del canale di accesso del porto di Monfalcone per il reato di attività illecita di rifiuti costituiti da fanghi di dragaggio in assenza di qualsiasi autorizzazione. Il processo vero e proprio in realtà non è nemmeno iniziato, si sono appena concluse le indagini preliminari, il faldone dell’inchiesta è composto da oltre 4 mila pagine.
Toccherà al giudice delle udienze preliminari decidere se andare a processo o meno, bisognerà attendere l’arrivo delle memorie difensive. Ma intanto la Procura della Repubblica con il pm Valentina Bossi ha già fatto una prima azione sequestrando beni per 877 mila euro alla Polese (la cifra dell’importo dei lavori) costretta ad una procedura di concordato, l’anticamera del fallimento. È la sola, tra gli otto soggetti sotto indagine, ad aver pagato prima che sia iniziato qualsiasi processo.
«Abbiamo discusso in udienza – ha spiegato l’avvocato della difesa, Valter Buttignol presente ieri in Tribunale a Gorizia – ho rimarcato che la Polese si è limitata a eseguire i lavori di un appalto legittimamente vinto e pagato al termine delle opere. Non era compito suo curarsi delle autorizzazioni». Buttignol infatti ha spiegato che ditta di Sacile doveva eseguire il lavoro per l’ ente e non aveva l’obbligo di verificare l’autorizzazione «Non è compito suo – ha ribadito l’avvocato – a meno che non sia scritto nel contratto. Abbiamo chiesto perciò il dissequestro totale e la riduzione al 10% dell’importo sequestrato come prevede una recente sentenza della Cassazione. Si sono riservati la decisione. Per le motivazioni della sentenza bisognerà attendere, spero che comunichino quanto prima almeno l’esito della decisione».
Da sottolineare poi che in realtà la Polese aveva vinto l’appalto ma non aveva eseguito materialmente i lavori che sono stati affidati alla Lmd di Malcontenta (Venezia) specializzata nei dragaggi in laguna. Anche la Lmd è tra gli otto indagati nell’inchiesta e c’è pure il responsabile operativo della ditta a Monfalcone, Gianluca Boscolo Anzoletti di Chioggia. Nella lista ci sono poi il direttore dell’Azienda Porto di Monfalcone che aveva appaltato i lavori, Sergio Signore anche iun qualità di Rup, responsabile unico di procedimento. Poi il direttore dei lavori di manutenzione, Roberto Rusconi, Maria Pighin di Sacile legale rappresentante della Polese e lo stesso Pio Polese direttore tecnico dell’omonima impresa. Infine Pietro Giust della Direzione ambiente che aveva prima firmato poi revocato in autotutela l’autorizzazione per i lavori che comunque sono stati ultimati.
Tutti indagati per attività di gestione illecita di rifiuti costituiti da fanghi di dragaggio e di rimozione dei massi degli accosti 1, 2 e 3 e ciò in assenza di qualsivoglia autorizzazione. Sull’inchiesta pesa come un macigno una sentenza della Corte di Cassazione che ha dato ragione alla Procura, che aveva fatto ricorso dopo un dissequestro del Tribunale del riesame, e che ha chiesto il rinvio per un nuovo esame allo stesso Tribunale. —
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