Due crac e soldi distratti Finiscono davanti al gip
L’accusa è quella di aver preso dalle casse della ditta che era sull’orlo del crac quasi 400mila euro. Ma anche quella di non aver chiesto il fallimento aggravando così il dissesto della società.Nel...

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L’accusa è quella di aver preso dalle casse della ditta che era sull’orlo del crac quasi 400mila euro. Ma anche quella di non aver chiesto il fallimento aggravando così il dissesto della società.
Nel mirino del pm Matteo Tripani sono finiti Giuliano e Massimiliano Stanta, rispettivamente di 68 e 40 anni, padre e figlio, soci e titolari della società Stanta e Co, fino a pochi anni fa storica ditta triestina di scaffalature e utensileria che è stata dichiarata fallita il 3 luglio del 2015. Ma anche della Tedesco Scaffalature, fallita il 10 luglio dello stesso anno in conseguenza dell’istanza di un dipendente che lamentava il mancato pagamento di svariati crediti.
I due imprenditori compariranno domani davanti al gip Laura Barresi. Difensori gli avvocati Andrea Frassini e Antonio Regazzo. A innescare l’indagine del pm Tripani era stata la relazione dei curatori fallimentari, Nicola Cannone e Stefano Sabini.
Giuliano Stanta, già socio al 78%, in seguito presidente del cda e amministratore delegato e poi di fatto quando Aristide Moredenti era stato nominato liquidatore ma in realtà era solo il “prestanome” così come viene indicato nel capo d’imputazione, e il figlio Massimiliano, anch’egli al vertice delle società - secondo l’accusa - hanno dissipato quasi 180mila euro, somma che era oggetto del credito delle società Star Global solutions Srl e Tedesco Scaffalature, soldi «in relazione ai quali veniva omessa qualsiasi iniziativa finalizzata all’incasso e al recupero degli stessi crediti». Insomma, secondo il pm Tripani che si è avvalso delle indagini della Guardia di finanza, i due non hanno fatto nulla per recuperare quelle somme, per la semplice ragione che le società erano riconducibili proprio a loro stessi.
Un modo di agire che si è concretizzato anche in altri episodi di distrazione di denaro delle stesse società.
Ma c’è di più. Massimiliano Stanta è accusato anche di aver distratto altri 45mila euro corrispondenti agli importi emessi da lui stesso nei confronti della Tedesco Scaffalature a nome della propria impresa individuale St.Ar., importi che avevano come oggetto prestazioni che, secondo il pm Tripani, rientravano nei propri compiti di presidente del cda della Tedesco Scaffalature.
Insomma le indagini hanno evidenziato una sorta di inestricabile ginepraio in cui venivano utilizzate le casse sociali delle singole aziende per recuperare il denaro necessario per tappare le falle contabili di altre società sempre riconducibili agli Stanta. Trucchi contabili secondo la Guardia di finanza perché il denaro era sempre lo stesso. Poi il castello di carte è crollato e sono stati dichiarati i fallimenti.
(c.b.)
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