«È emersa una figura negativa che ha agito per motivi abietti»

GLI AVVOCATIGRADISCACiò che è prevalso su tutto è il triste destino di un bambino “orfano” di fatto di entrambi i genitori. A lui hanno pensato, un’attenzione predominante. «L’interesse del minore...

GLI AVVOCATI

GRADISCA

Ciò che è prevalso su tutto è il triste destino di un bambino “orfano” di fatto di entrambi i genitori. A lui hanno pensato, un’attenzione predominante. «L’interesse del minore non può che essere privilegiato. Oltre alla mamma ha perso anche il papà», hanno osservato gli avvocati Fabrizio Carducci e Alberto Tarlao.

Le parti civili sono state univoche anche nel voler sottolineare un concetto di fondo: «La richiesta risarcitoria è dovuta, affinché sia di esempio al pari della massima pena», hanno aggiunto i legali dopo la complessa e delicata “maratona” processuale.

Priorità assoluta al piccolo, dunque, anche sotto il profilo economico. I due avvocati hanno esplicitato ulteriormente il significato della predominanza dell’interesse del minore: «Sia il mio assistito, il papà di Migena, sia la madre e la sorella, rappresentate dall’avvocato Tarlao, hanno condiviso la stessa volontà: quel poco di risarcimento che sarà possibile ottenere, deve andare al bambino», ha chiarito Carducci.

L’entità risarcitoria è molto alta, impossibile da rispettare, a fronte peraltro della disponibilità da parte dell’imputato di un semplice conto corrente.

L’avvocato Carducci ha posto l’accento comunque sul principio sotteso alla richiesta dei danni civili: «Si tratta di un atto dovuto, per il ruolo che ricopriamo di fronte alla portata dell’evento e affinché l’imputato paghi anche nei confronti della famiglia».

L’avvocato Tarlao, come il collega, è stato netto nel dare la misura della tragica perdita di Migena Kellezi: «In udienza – ha argomentato – è emersa una figura piuttosto negativa dell’imputato, soprattutto per i motivi che lo hanno indotto a togliere la vita alla consorte. I motivi abbietti sono fedeli al suo comportamento perché è emersa una situazione di possesso nei confronti della donna che ha rappresentato l’elemento scatenante dell’omicidio e porta teoricamente alla pena dell’ergastolo. Tutto ciò – ha concluso – è scaturito sia dalla pubblica accusa che poi dalle parti civili». —

LA. BO.

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