E la “provinciale” si sbloccò dopo 30 anni di tira e molla

LA STORIA
L a vicenda dei contingenti di benzina agevolata ha attraversato buona parte del secondo dopoguerra triestino, perchè i partiti, allo scopo di contenere il grave disagio economico dei benzinai quotidianamente sfidati dalla concorrenza dell’allora oltre-confine, premevano per ottenere provvedimenti in questo senso.
Una storia iniziata fin dagli ultimi anni ’50. Ma la situazione si sbloccò, con molta fatica, solo nella seconda metà degli anni Ottanta, poco dopo il varo del cosiddetto “pacchetto Trieste-Gorizia”: la situazione politica triestina era radicalmente mutata dal decennio Settanta, con l’affermarsi della Lista per Trieste e la battaglia contro Osimo.
E la particolare congiuntura venutasi a creare fu un fattore importante per convincere il governo centrale (soprattutto il ministero delle Finanze), basato sulla muscolare collaborazione tra democristiani e socialisti, a “mollare” le agevolazioni sui carburanti. Sfilano nomi che appartengono alla storia della prima repubblica: Goria, Amato, Gava, Battaglia, Santuz, Biasutti ... La Camera di commercio ebbe l’incarico di gestire i proventi nell’ambito di un Fondo dedicato, che provvedeva a reinvestire risorse sul territorio.
Trieste dovette vedersela con Roma, ma anche con Udine. I friulani non videro di buon occhio la concessione al capoluogo. Ma ebbero l’opportunità di prendersi una parziale rivincita a metà anni ’90, quando l’agevolazione, attenuando i suoi effetti sul capoluogo, venne estesa all’intero territorio regionale. Un’iniziativa sulla quale s’impegnarono esponenti politici come Ettore Romoli e Roberto Asquini. —
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