«È nata la A34, Gorizia non è più isolata»

Su una cosa Ettore Romoli e Enrico Gherghetta si sono trovati d’accordo. Realizzata l’autostrada A34 ora bisogna fare in modo che i grandi traffici si fermino a Gorizia, avvalendosi dei servizi dell’autoporto. «Non vogliamo recitare solamente la parte del distributore di benzina, ovvero del luogo di passaggio», le parole del presidente della Provincia. Il sindaco è andato anche oltre e ha chiesto alla presidente della Regione di finanziare un’«azione pubblicitaria» riguardo la A34 e riguardo anche alla Sdag. «Ora tutti i camion sono indirizzati a Fernetti. Bisogna invertire la rotta», il succo dell’intervento di Romoli. La risposta della governatrice? Evasiva. O meglio, non c’è stata. Ha ricordato che probabilmente il sindaco avrà fatto questa richiesta anche a chi c’era prima (Tondo che faceva parte del suo stesso schieramento politico) ma «evidentemente non è stato ascoltato». Il sindaco, dal canto suo, ha ribadito anche la necessità di realizzare un’uscita a Farra d’Isonzo.
Ah, dimenticavamo. L’occasione per per parlarne è venuta dall’inaugurazione (in verità un po’ tardiva) della nuova autostrada A34, avvenuta in una sala convegni della Sdag stracolma. «Un’inaugurazione sobria ma che sarà l’unica: non ne faremo altre», la battuta della Serracchiani che evidentemente si riferiva ai tagli del nastro di singole tratte di riccardiana memoria. Chi ha tirato in ballo Riccardo Riccardi è stato non Romoli (sarebbe stato logico vista la comune militanza politica) bensì, sorprendentemente, Gherghetta: ha lodato l’ex assessore («A Cesare quel che è di Cesare») facendo, probabilmente, venire un travaso di bile alla presidente della Regione che ha preferito dare un’occhiata al cellulare per evitare sguardi fulminanti verso il “collega” di partito.
La descrizione tecnica dell’intervento è stata affidata al presidente di Autovie venete, Emilio Sgarlata. «Oggi la A34 è un’infrastruttura moderna, sicura, bella e ben inserita nel paesaggio, oltre che rispettosa dell’ambiente: su un investimento che, per i soli lavori, è stato di 102 milioni di euro, ben 15 milioni (pari al 14%) sono imputabili agli interventi di tutela ambientale. Stiamo parlando di un’opera che sicuramente è fra quelle più importanti realizzate negli ultimi 20 anni: un’opera il cui lungo iter però, è emblematico di un Paese dove alle tante potenzialità vengono troppo spesso tarpate le ali a causa di un sistema diventato così farraginoso e complesso da dilatare a dismisura i tempi di realizzazione».
Debora Serracchiani, dal canto suo, ha definito la nuova autostrada Gorizia-Villesse «un pezzo di strategia della mobilità. Non posso che ringraziare il personale che si è occupato della sua realizzazione: aggiudicataria dell’appalto è stata un’Associazione temporanea d’impresa (Ati) formata da un pool di cinque aziende tutte regionali, ma ben più ampio è stato il panel di ditte coinvolte, una novantina e oltre 200 le maestranze impegnate. Una boccata d’ossigeno non soltanto per il comparto delle costruzioni, ma per tutto il territorio perché, come sempre, le ricadute positive hanno riguardato anche il commercio e le tante piccole imprese artigiane coinvolte nei lavori». Poi, il grosso del suo ragionamento è stato dedicato alla terza corsia della A4. «In sette mesi - le sue parole - abbiamo cercato di recuperare cinque anni di ritardo».
Romoli, in ultimo, ha portato in campo la proposta della rivista Isonzo Soca di chiamare con il nome di Autostrada Gemina (nome ufficioso, come sono ufficiosi i nomi di autostrada Serenissima, autostrada dei Fiori, etc) il tratto autostradale da Villesse a Lubiana: questo a ricordare l’antica strada che univa Aquileia ad Emona, l’attuale Lubiana. Terpin si è detto possibilista anche se ha ricordato che ufficialmente le autostrade devono essere connotate da un numero. «In qualche modo, però, possiamo caratterizzare questa strada», le parole del presidente di Autovie. Romoli, al termine dell’inaugurazione, ha illustrato allora la sua intenzione. «Il Comune di Gorizia potrebbe apporre all’imbocco della A34 una targa in cui ricorda cos’era la via Gemina. Questa potrebbe essere una soluzione. Poi sarà l’uso comune a farlo diventare un toponimo se non ufficiale almemo ufficioso», la conclusione del sindaco.
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