E Panontin ha già pronti i superfondi

RONCHI DEI LEGIONARI. Sono “buonissime” le ragioni perché la realtà di Monfalcone, Ronchi dei Legionari e Staranzano sfrutti l’opportunità di diventare più coesa e più forte. E una di queste è la possibilità da parte di quella che diventerebbe la quarta città del Friuli Venezia Giulia, dopo Trieste, Udine e Pordenone, di condizionare le politiche regionali. A sottolinearlo, venerdì pomeriggio a Ronchi dei Legionari, nell’incontro promosso nel locale “La Pergola” di Vermegliano dal Comitato per il sì alla fusione, è stato l’assessore regionale alle Autonomie locali, Paolo Panontin, che sul tavolo ha posto anche la prospettiva di nuovi incentivi al progetto. «Ho già scritto un emendamento all’assestamento di bilancio che porterò in giunta lunedì (domani, ndr) - ha affermato Panontin - per definire un nuovo scaglione di incentivi per i Comuni di maggiori dimensioni nati con le fusioni, come quello che potrebbe vedere la luce qui». Un altro emendamento punta, invece, a dare la priorità nella concessione di spazi finanziari, quindi alla possibilità di utilizzare i fondi già esistenti per opere pubbliche, ai “nuovi” enti locali. L’assessore Panontin ha comunque chiarito come, benché il referendum sia di fatto consultivo, l’amministrazione e il Consiglio regionale non effettueranno alcuna forzatura sulla fusione. «Questa è senz’altro una realtà particolare rispetto ai piccoli enti sulla cui fusione la Regione ha lavorato - ha aggiunto l’assessore alle Autonomie locali -. È talmente conurbata da rendere davvero poco logico ci siano tre istituzioni giuridiche diverse che organizzano la vita dei cittadini. L’argomento della perdità di identità territoriale è, invece, un argomento debolissimo sul piano tecnico e scientifico, mentre i vantaggi derivanti dalla messa a rete delle risorse e delle economie di scala sono una prospettiva reale». Per l’assessore Panontin l’obiettivo dell’iniziativa è però rappresentato innanzitutto dalla possibilità di incidere sulle scelte della Regione. «Non posso quindi che augurare di riuscire nell?iniziativa», ha concluso, rilevando come l’eventuale nuovo Comune non sia in contraddizione con l’Unione territoriale intercomunale avviata nel Basso Isontino in seguito alla legge di riforma regionale.
Il senatore del Pd, Alessandro Maran, ha invitato dal canto suo a ragionare, guardando alle esperienze europee più progredite, in termini di futuro e non «di un passato che non porta da nessuna parte». Perlomeno in un mondo sempre più competitivo e che chiede sistemi burocratico-amministrativi efficienti come elemento essenziale di un’economia in attivo.
«La funzione del Comune non è solo quella di essere un erogatore di servizi - ha ribadito Maurizio Volpato, del Comitato per il sì e moderatore dell’incontro -, ma anche di essere di stimolo per le politiche di sviluppo territoriale e quindi per la creazione di occupazione». Di fondo, si tratta di darsi un’idea di futuro di fronte «a uno status quo fatto di negozi chiusi, un aeroporto che arranca, aziende in difficoltà», ha aggiunto la consigliere comunale di maggioranza di Ronchi, Flavia Iacchini, che sul tema della fusione ha imboccato quindi una direzione opposta rispetto al suo sindaco. Rudi Vittori, consulente aziendale, autore di uno studio nel 2013 sull’impatto della fusione, ha inoltre confermato come tra i vantaggi ci siano i risparmi nella gestione delle “macchine” comunali, oltre che per le indennità degli amministratori. «E il mio studio non manda a casa 150 persone», ha aggiunto, rispondendo alle accuse ricevute dal fronte del “no”.
L’assessore alle Autonomie locale e il senatore del Pd, e prima ancora la consigliere comunale di Ronchi Flavia Iacchini e il consulente aziendale Rudi Vittori, introdotti da Maurizio Volpato del Comitato per il sì, hanno parlato davanti a una novantina di persone, di Ronchi, ma anche di Monfalcone e Staranzano. Senza puntare sulla polemica con l’amministrazione comunale di Ronchi, schierata per il “no”. Lo ha fatto, però, nel corso dell’incontro l’ex assessore ronchese Alessandro Visintin, che ha chiesto «perché il sindaco si spende tanto per il “no”?», avanzando l’ipotesi che la risposta si trovi nel traguardo delle elezioni regionali fra due anni. «Magari in una lista capitanata da Renzo Tondo», ha aggiunto.
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