E per i danni la Procura si affida ai consulenti

Martedì il pm conferirà l’incarico di valutazione a due esperti. Altrettanto potranno fare gli indagati
Di Claudio Ernè

Motosega selvaggia in Val Rosandra. Il pm Antonio Miggiani, il magistrato che dirige l’inchiesta sullo scempio compiuto dalla Protezione civile tra il 24 e il 25 marzo, conferirà martedì due incarichi ad altrettanti consulenti per definire in un verso le esatte dimensioni della devastazione, e dall’altro la necessità - più volte invocata dagli indagati per giustificare le loro scelte - di mettere in sicurezza dalle piene le sponde del torrente e le abitazioni adiacenti.

Sulla necessità di abbattere decine e decine di alberi di alto fusto, «per regolare il corso del Rosandra» si pronuncerà il professor Ezio Todini, docente di idrologia e costruzioni idrauliche all’Università di Bologna; la valutazione del danno ambientale spetterà invece al biologo triestino Dario Gasparo, autore tra l’altro di uno splendido libro sugli aspetti naturalistici e sulla presenza dell’uomo e dei mulini in Val Rosandra.

La scelta del pm Antonio Miggiani di avvalersi di questi consulenti scientifici consente agli indagati di fare altrettanto. Se lo riterranno opportuno, il vicepresidente della Regione Luca Ciriani eletto nelle liste del Pdl, il responsabile della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia, Guglielmo Berlasso, il sindaco e il vicesindaco di San Dorligo della Valle Fulvia Premolin e Antonio Ghersinich, candidati in una lista di sinistra, potranno avvalersi della consulenza di docenti o professionisti che in astratto dovrebbero spiegare la necessità e l’opportunità del massiccio intervento snodatosi in due giorni di lavoro con motoseghe, ruspe e asce.

Anche il geometra Mitja Lovriha, caposervizio dell’Area ambiente e Lavori pubblici del Comune di San Dorligo è indagato assieme ai funzionari del Dipartimento della Protezione civile regionale Cristina Trocca e Adriano Morettin. Nella stessa inchiesta è finito Luca Bombardier, titolare della ditta specializzata Bombardier srl di Arta Terme. Le macchine che, entrate nel greto del torrente, ne hanno devastato un bel tratto erano sue.

Agli otto indagati la Procura contesta due ipotesi di reato definite dagli articoli 733 e 734 del Codice penale. La prima prevede per chi distrugge un habitat dentro un sito protetto o lo deteriora compromettendone lo stato di conservazione la pena dell'arresto fino a 18 mesi e un'ammenda non inferiore a 3mila euro. La seconda ipotesi di reato contestata dalla Procura a politici, amministratori e tecnici che hanno agito in Val Rosandra prevede come sanzione solo una pena pecuniaria, peraltro piuttosto salata, per chi ha distrutto o deturpato le bellezze di luoghi protetti, usando ostruzioni, demolizioni, o qualsiasi altra modalità di intervento.

L’intervento era stato effettuato - a seguito di una serie di sopralluoghi promossi dal Comune, dalla Protezione civile e dalla Comunella - per pulire l’alveo del torrente. Scopo dichiarato, mettere in sicurezza in caso di piene o di eventuali inondazioni, le vite e i beni del residenti. In totale si erano avventati sulla Valle 200 “volontari” da tutta la regione.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo