Emergenza in carcere Detenuto soccorso dal 118

Intervento dei sanitari del 118 al carcere di via del Coroneo per un presunto malore di un detenuto. Gli agenti della Casa circondariale non hanno voluto rilasciare dichiarazioni, vista l’impossibilità al momento della chiamata al 118 di stabilire le esatte cause del malore della persona.
Intorno alle 18.30 di ieri la richiesta da parte del personale in servizio al Coroneo di intervento del 118, giunto in carcere con un’ambulanza e un’auto medicalizzata per il problema occorso a un detenuto le cui iniziali sono A.C., di nazionalità italiana. Di lì a poco il trasporto e il ricovero all’ospedale di Cattinara in “codice verde”. Non si conoscono ancora le cause del malore ma non si escludono tentativi di autolesionismo o un atto dimostrativo.
Sembrerebbero chiarificatrici le parole del segretario generale Uilpa Polizia penitenziaria di Trieste che in una nota elogia l’operato del «personale in servizio al Coroneo che ha salvato la vita di un detenuto che ha tentato il suicidio, in carcere per reati di stalking e minacce. Solo grazie al personale di Polizia penitenziaria non si allungano le liste dei suicidi».
Pino Roveredo, garante per le persone private della libertà personale, ha voluto ricordare le condizioni di estrema difficoltà vissute all’interno del penitenziario di Trieste, dichiarando che «sono diversi i casi di tentativi dimostrativi e di atti di violenza. Episodi che avvengono negli istituti di pena perché le persone più deboli e fragili ricorrono a questi atti, proprio perché il carcere lo si subisce in maniera molto violenta e feroce», dichiara Roveredo per poi aggiungere: «Il nuovo sistema dell’Azienda sanitaria universitaria, occupandosi ora direttamente della salute dei detenuti, ha portato un discreto miglioramento della situazione, con un abbassamento dei tentativi di suicidio e di episodi dimostrativi. Proprio perché seguiti da medici che sono sul territorio e sul campo».
Giovanni Altomare, segretario regionale del Sindacato autonomo di Polizia penitenziaria (Sappe) definisce il carcere di Trieste una «bomba a orologeria», denunciando le precarie condizioni soprattutto a causa del raggiungimento dei limiti dei posti disponibili: «Rispetto a una capienza di 139 detenuti, oggi se ne contano 200, e più della metà sono stranieri. È imminente il rischio di tornare a far dormire i detenuti col materasso per terra - prosegue Altomare -, queste condizioni aumentano il rischio di tensioni fra la popolazione detenuta costretta a convivere forzatamente in spazi ridotti, con il personale di Polizia penitenziaria che, rispetto ad un organico previsto di 147 unità, ne conta 129. Ormai il personale è stremato e non può continuare a lungo a sostenere carichi di lavoro inaccettabili, considerato che sistematicamente è impegnato in più posti di servizio contemporaneamente e costretto a turni massacranti che spesso raggiungono le dodici ore continuative», conclude Altomare. Pieno sostegno alle parole di Giovanni Altomare giunge infine dal segretario nazionale del Sappe, Donato Capece: «Le donne e gli uomini dei reparti di Polizia penitenziaria in servizio nel carcere giuliano di via del Coroneo hanno fronteggiato nell’intero 2016 ben 25 atti di autolesionismo, hanno salvato la vita a tre detenuti che hanno tentato il suicidio e sono stati coinvolti in 22 colluttazioni».
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