“En-Joyce Dada”, viaggio semiserio con lo scrittore dell’Ulisse

DaydreamingProject presenta al Knulp, alle 20, “En-Joyce Dada”, la mostra di Guglielmo Manenti con la presentazione di Erik Schneider su “Zurigo 1916, Joyce al Cabaret Voltaire”, la performance dal...

DaydreamingProject presenta al Knulp, alle 20, “En-Joyce Dada”, la mostra di Guglielmo Manenti con la presentazione di Erik Schneider su “Zurigo 1916, Joyce al Cabaret Voltaire”, la performance dal vivo di Sergio Pancaldi e Sara Alzetta e il set fotografico dadaista aperto al pubblico a cura di Nanni Spano. In questa mostra Manenti ci conduce attraverso i suoi fumetti e le sue illustrazioni in un viaggio semiserio che ci permette di entrare e visualizzare alcuni processi creativi dello scrittore James Joyce. La mostra si concentra sull’attenzione di Joyce per le lingue orali legate alla vita di strada e del popolo, che lui mescola a citazioni letterarie. Per quanto concerne “Joyce e il Cabaret Voltaire”, tutto parte da qui: nel 1916 Joyce e famiglia si trovano a Zurigo da un anno. Sono lì per fuggire dalla guerra, e così per loro continua il loro perenne esilio, perché la città svizzera rimane neutra per il tutto il conflitto mondiale. Anche per questo motivo Zurigo è diventata un centro culturalmente attivo che attira tutti quegli intellettuali che per posizioni politiche ed etiche rifiutano la guerra. Lì Joyce prosegue il suo lavoro di scrittore (portando avanti il suo “Ulisse”) e quello di insegnante di lingua aiutato da diversi intellettuali che credono nella sua opera.Lo scrittore irlandese anche in terra elvetica è un assiduo frequentatore di caffè e osterie così come era stato a Trieste; tra i locali che frequenta maggiormente a Zurigo ci sono l’Odeon Cafè, ma soprattutto il Cafè Cabaret Voltaire. Questo locale, fondato da Hugo Ball nel febbraio del1916, sarà il luogo dove si svolgono le prime serate dadaiste ad opera dello stesso Ball e della moglie Emmy Hennings e di un giovane gruppo di studenti e di artisti cosmopoliti: Tristan Tzara, Hans Arp e tanti altri.

Riproduzione riservata © Il Piccolo