«Era in trance, mi toccava il seno Sguardo inconfondibile tra mille»

la testimonianza
«Ricordo lo sguardo freddissimo di quell’uomo, che ha agito come in trance. Mi ha toccata due volte, una anche al seno». Lo aveva detto, Daniela (nome di fantasia), che avrebbe saputo riconoscere quel volto tra mille, perché nelle concitate fasi dell’aggressione al sottopasso di Begliano la mascherina che travisava il volto del suo assalitore era scivolata giù, svelandone la fisionomia. E così è stato. Venerdì, quando la donna, chiamata dai carabinieri, è giunta alla caserma per il riconoscimento, senza dubbi o indugi lo ha subito indicato. «Avrei riconosciuto quegli occhi tra mille – ribadisce –, non li posso scordare». Perché quelle iridi color del caffé l’hanno tormentata. Per giorni Daniela, aggredita due sabati fa mentre faceva una passeggiata sul circuito della ciclabile di Begliano, non ha chiuso occhio, turbata dalle molestie dell’uomo sul metro e 75 di altezza, capelli ricci e barba scura, con la carnagione olivastra, che non conosceva né prima aveva mai incrociato in paese.
«Ho ricominciato a dormire sabato scorso», ammette. Il giorno dopo aver indicato quello che ritiene essere il suo assalitore ai carabinieri. Lo stesso hanno fatto anche le altre due donne, una aggredita a Pieris, l’altra a Monfalcone. «Spero che lui finisca sotto processo e che gli possa essere inflitta la giusta pena, affinché non possa più nuocere alle donne – dice –, perché un’esperienza del genere ti segna veramente la vita». Daniela, che a ridosso dell’episodio si trovava a casa per via del lockdown e impiegava un’ora del suo tempo alle passeggiate all’aperto, in pieno giorno e su un circuito frequentato, ora ha «ripreso l’attività lavorativa, quindi il pensiero può essere distolto verso altro». E non ritornare ossessivamente alla violenza. È al corrente anche dei fatti di Palmanova, lo era già subito dopo la denuncia. «A me non è capitato l’abuso perpetrato ai danni di quella povera donna – sottolinea – e mi rendo conto di essere stata fortunata. Non oso pensare come possa sentirsi».
A spingere Daniela a rivolgersi subito ai carabinieri, senza neanche andarsi a cambiare a casa una volta che la madre, poco prima chiamata al telefono per un soccorso, era andata a prelevarla in auto era stato proprio il timore che l’uomo potesse rifare le stesse cose, magari a una minore.
Sabato 23 maggio, la 32enne era uscita di casa alle 13.45 per percorre la ciclabile: Pieris, Begliano, Turriaco e rientro. A un certo punto del percorso, gettando un occhio dietro, aveva visto correre un uomo in tuta, col cappuccio della felpa tirato fin sulla testa. Una circostanza strana, perché c’erano quasi 30 gradi. Poco dopo la giovane si era resa conto che l’uomo con il cappuccio non correva più, ma le stava alle calcagna. Quindi l’improvvisa violenza: lui l’aveva ghermita da dietro e palpeggiata, lei lo aveva spinto contro una ringhiera, ma l’aggressore l’aveva subito rincorsa per tentare un nuovo assalto, toccandola anche al seno. Solo quando lei aveva sfoderato il telefono per chiedere aiuto, lui, vedendo la mal parata, si era dileguato. —
Ti.Ca.
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