«Est Due, l’azienda è in attivo ma non paga»

Ci sono aziende vittime della crisi economica che sono costrette a chiudere e a lasciare a casa i dipendenti. Ma esistono anche aziende che, pur realizzando utili, non concedono garanzie sul futuro occupazionale e negano incentivi ai lavoratori. È il caso singolare della Est Due, realtà che opera nel campo della meccanica di precisione, i cui dipendenti, 22 in totale, hanno proclamato una giornata di sciopero allestendo un presidio all’esterno della sede dell’azienda in zona industriale.
«Ci troviamo di fronte a una situazione paradossale - sbotta Stefano Borini, segretario provinciale della Fiom -. In un quadro di crisi economica devastante, c’è una realtà che tiene bene sul mercato, realizza degli utili ma da mesi si sottrae al confronto aziendale, negando ai lavoratori ormai da anni il premio di produttività e motivando questa decisione con la mancanza dei livelli di flessibilità e di efficienza. Il bilancio 2010 dell’azienda parla di quasi 300mila euro di utili, eppure nemmeno un centesimo è stato redistribuito tra i lavoratori. Questo è un esempio dell’incapacità della classe imprenditoriale di stare sul mercato: con questi atteggiamenti non si esce dalla crisi». La Est Due, nata alla fine degli Anni 70, è una controllata della Atos, azienda di Sesto Calende (Varese) e lavora a stretto contatto con la Momatic, realtà che a sua volta sta vivendo un momento difficile, in quanto le due aziende si occupano rispettivamente della produzione e del montaggio delle valvole oleodinamiche. Nel 2009 una contrazione degli utili aveva portato alla cassa integrazione dei dipendenti della Est Due, ma da quel momento in poi non ci sono più stati cali di lavoro e produzione. «Questa è un’azienda che è sempre stata un fiore all’occhiello dell’industria triestina - spiega Vincenzo Guarino, delle Rsu Est Due -. Il lavoro non manca ma la situazione è gestita male dalla direzione. Ci sentiamo presi in giro, vittime di ricatti da parte della proprietà e senza la certezza di un futuro. Siamo vicini a tutti coloro che hanno perso il posto di lavoro e vivono situazioni difficili, ma chiediamo di essere rispettati come operai e di ottenere quello che ci spetta di diritto. A differenza di quanto dichiarato dai vertici dell’azienda, svolgiamo con serietà ed efficienza il nostro lavoro, eppure da 10 anni i nostri stipendi non sono aumentati di un euro».
Pierpaolo Pitich
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