Estate folle, viticoltura in crisi: «A rischio Vitovska e Refosco»

Sole e bora. Per salvare una stagione estiva tanto anomala quanto umida e piovosa, gli agricoltori triestini fanno i debiti scongiuri confidando che nei prossimi giorni il tempo si stabilizzi e regali a colture e pascoli quell’insolazione e quel clima secco e ventilato che soli potrebbero raddrizzare un luglio e un agosto mai così grigi e piovosi. I problemi di malattie e mancata maturazione delle uve ovviamente incombono sul settore più importante e qualificante dell’agricoltura triestina, la viticoltura: la vendemmia ormai è alle porte ma l’uva ovviamente stenta a maturare.
La preoccupazione dei viticoltori è generale, con l’aggravante che le previsioni climatiche per i prossimi giorni non sono rassicuranti. «Il 2014 verrà comunque ricordato per l’abbondanza di precipitazioni lungo tutto la bella stagione», afferma Sandi Skerk, uno dei viticoltori di punta del comparto triestino: «Per contrastare l’umidità e proteggere il prodotto, mai come quest’anno si è lavorato in vigna attendendo, purtroppo invano, alta pressione e stabilità». Le piogge abbondanti infatti hanno indotto i viticoltori a defogliare le piante per dare aria e luce ai grappoli, cimando a più riprese i rami secondari (le “femminelle”) e a sfalciare l’erba rigogliosa e inarrestabile. «Oltre a questo abbiamo dovuto effettuare diversi trattamenti per proteggere i grappoli da oidio e peronospora. Tutto questo inciderà sui prezzi? È un discorso che non ci riguarda», spiega Skerk: «Le nostre aziende hanno una filosofia di imbottigliamento che prevede l’invecchiamento delle annate in cantina. È ovvio che l’aumento dei prezzi deriva piuttosto dagli investimenti prodotti o, mi pare logico, dalla qualità che imbottigli».
Di fatiche continue in vigna riferisce anche Andrej Milic da Sagrado di Sgonico: «Abbiamo lavorato tanto per “dare luce” ai grappoli che al momento sono ancora sani. Ma se il tempo non migliora, come farà l’uva a maturare?» «Siamo nelle mani della natura. Quel che si poteva fare è stato fatto: ora dipendiamo dal sole», interviene Benjamin Zidarich, viticoltore di Prepotto, commentando l’insolita estate: «In agguato ci sono muffe e botriti, e a poco servono quei trattamenti che i temporali, quasi quotidianamente, dilavano da grappoli e foglie. Se non arriva il bel tempo, il rischio di marciumi è concreto».
«Nel Breg la situazione è pressoché tragica – commenta Rado Kocjancic, uno dei viticoltori di punta del sandorlighese: «L’ultima pioggia è stata accompagnata pure da una piccola grandinata. L’uva è ancora sana – continua – ma se continua a piovere i vitigni a bacca compatta, come la Vitovska e il Refosco, rischiano davvero. Per la vendemmia ci vorranno come minimo tre settimane».
Perplessità e preoccupazioni pure dalle campagne di Longera: «È una stagione indecifrabile – afferma Daniele Odoni – con precipitazioni abbondanti rispetto gli anni scorsi. L’uva a oggi tiene, ma per quanto ancora? Se continuano i temporali sarà un disastro». «L’umidità fa maturare l’uva con forte ritardo», rincara Andrej Bole dai pastini di Pis’cianzi, nella parte alta di Roiano: «È chiaro che vendemmieremo in ritardo. Cinghiali permettendo: dalle nostri parti infatti la criticità maggiore deriva sempre dalle incursioni dei selvatici – insiste Bole – e finché non si passa ai fatti, ovvero a abbatterli, continueremo a soffrire per l’incapacità delle autorità preposte a prendere delle decisioni in tal senso». «Anche se è ancora presto per esprimersi, possiamo già affermare che questa non sarà una grande annata – dice la donna del vino, sommelier e viticoltrice Noris Vesnaver – ed è sicuro che la quantità d’uva prodotta sarà inferiore agli scorsi anni anche perché ci sono stati problemi durante la fioritura. In sintesi abbiamo bisogno di belle giornate e di sole. Solo così sarà possibile tentare di raddrizzare una stagione del tutto avversa».
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