Ex guardia giurata si toglie la vita con la sua pistola

Si è tolto la vita con un colpo di pistola Sahsa Spaccini, nipote di Marcello, sindaco di Trieste dal 1967 al 1978.
La notizia ieri si è fatta strada all’interno del porto, dove il quarantasettenne lavorava dal 2016 come addetto alla viabilità con funzioni di controllo e coordinamento del traffico pesante.
Un fulmine a ciel sereno per i colleghi, in particolare per quelli che lo scorso sabato all’alba, quando Spaccini aveva terminato il suo turno di notte, salutandolo non avevano notato nulla di anomalo.
Era il Sahsa che avevano sempre conosciuto: sorridente, cordiale.
«Dopo il turno notturno dello scorso venerdì - ricorda Massimiliano Ingrao, il suo referente nella Porto di Trieste Servizi Srl, la società per la quale l’uomo lavorava all’interno dello scalo triestino - aveva diritto a dei giorni di riposo. Sarebbe dovuto tornare a lavorare mercoledì mattina. Il fatto che non si sia presentato, e senza alcun preavviso, ha subito destato preoccupazione perché era un ottimo lavoratore, ha sempre garantito il servizio con estrema serietà. Lo abbiano chiamato più volte per capire se c’era qualche problema, ma senza risposta. Poi, nel pomeriggio, siamo stati raggiunti dalla tremenda notizia».
Una notizia che si è diffusa velocemente anche tra le guardie giurate, visto che Spaccini, per diversi anni, prima di trovare lavoro in porto, aveva lavorato per la cooperativa Sorveglianza Diurna e Notturna.
Quel lavoro gli aveva dato la possibilità di ottenere il porto d’armi e di acquistare una pistola. Probabilmente è con quell’arma che si è tolto la vita.
«È una notizia che ci procura un grande dolore», assicura Ingrao: «Era una persona equilibrata, un punto di riferimento per i nuovi operatori del settore in cui lui lavorava. Era un amante dello sport, gli piaceva andare in bicicletta, e tra pochi giorni sarebbe anche andato in ferie, aveva già prenotato il viaggio. È un grande dolore».—
L.T.
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