Ex Ospizio marino di Grado Tutti i nomi dello scandalo
Una voragine di debiti (28 milioni), un'esposizione bancaria di 23 milioni a fronte di garanzie che a malapena superano i 13, l'avventura disastrosa di realizzare una clinica, la Sant'Eufemia (ora in vendita), pur non contando su convenzioni in grado di farla funzionare. Un giro vorticoso di accordi, contratti, affitti d’azienda senza altro effetto se non quello di nascondere e rinviare il tracollo. L’Ospizio Marino di Grado è in un vortice senza vie d'uscita

Lo sgombero degli anziani dell'Ospizio
GRADO
Una voragine di debiti (28 milioni), un’esposizione bancaria di 23 milioni a fronte di garanzie che a malapena superano i 13, l’avventura, rivelatasi disastrosa, di realizzare una clinica, la Sant’Eufemia, pur non contando su convenzioni in grado di farla funzionare come tale. Un giro vorticoso di accordi, contratti, affitti d’azienda senza altro effetto se non quello di nascondere e rinviare il tracollo.
ISTITUZIONE.
L’Ospizio marino di Grado, casa di cura fondata nel 1873 dal medico fiorentino Barellai e un vanto della comunità gradese, è finito in un vortice apparentemente senza vie d’uscita. Sulla sua pelle un giro di affari sballati e di scatole cinesi che hanno di fatto svuotato la Fondazione. Con l’aggravante che controllati e controllori, in tutta questa vicenda, sono spesso le stesse persone.
CONTROLLI.
Un magma tutto sotterraneo tanto che, se il bubbone è scoppiato all’improvviso, in realtà era maturo da tempo senza che nessuno potesse o volesse fare niente per evitarlo. Né la Regione, che avrebbe avuto il compito di verificare annualmente i bilanci della Fondazione, una Onlus, né la Cassa di risparmio del Friuli Venezia Giulia che avrebbe concesso a getto continuo crediti alla Fondazione pur senza contare sulle garanzie pretese da qualsiasi cittadino quando chiede soldi per comprarsi l’auto nuova.
PRIVATI.
Risultato? Lo scivolamento nelle mani della sanità privata a costo quasi zero dell’Ospizio, trasformato in una vacca da mungere alla faccia di degenti, disabili, personale, finito in cassa integrazione e, alla fine, di tutti i gradesi che hanno perso una risorsa della loro isola a servizio dell’attività turistico-curativa.
I NOMI.
Tanti i nomi che si rincorrono nella vicenda: Gabriele Zilli, prima commissario-salvatore della Fondazione e poi in realtà suo liquidatore; Claudio Riccobon, titolare della casa di cura ”Città di Udine”, intenzionato a mettere le mani, a condizioni a dir poco favorevoli, su un ospedale parapubblico con l’appoggio di Nicola Apa, ex generale, onnipresente nella sanità privata regionale il cui nome figura vicino all’ex clinica Sant’Eufemia, nella Barellai srl e nel cda delle tre "Salus" di Gorizia, Cervignano e Monfalcone.
BRANCATI.
Nel cda delle "Salus" anche Mario Brancati, presidente regionale della Consulta disabili (suo figlio, Roberto, è a capo della segreteria dell’assessore regionale alla Sanità Vladimir Kosic). Nel cda della clinica anche il giornalista Rai Massimo Vosca, nominato dalla Provincia e dimessosi due anni fa quando l’aria è diventata troppo pesante. E Roberto Marin, designato dal Comune, ex sindaco di Grado, nel cda dell’Ospizio e poi assunto per un breve periodo dalla "Sant’Eufemia" come direttore.
IN VENDITA.
Se da un lato l’assalto all’Ospizio sembra ormai scongiurato, dall’altro l’istituzione sanitaria di fatto è stata cancellata. Ora è in vendita. La Fondazione è in liquidazione amministrativa, come pure Eurosanity, la società presieduta dal goriziano Fausto Pasqualini, che nel settembre di due anni fa aveva stretto con la stessa Fondazione un contratto di locazione degli immobili dell'Ospizio e al quale spettava il compito di gestire la clinica.
SGOMBERO.
Una situazione precipitata a metà luglio quando la temperatura, non solo quella interna dell’Ospizio, è diventata rovente: anziani traslocati, struttura sotto sequestro, due inchieste giudiziarie avviate e tre commissari nominati, dopo la repentina revoca dello stesso incarico a Gabriele Zilli, finito a sua volta sotto inchiesta dopo che, il giorno del sequestro, aveva firmato un accordo con l’istituto Barrellai per l’affidamento della gestione dell’Ospizio senza gara pubblica.
INDAGINI.
Sottoposto a indagini anche il direttore sanitario Massimo Mascolo, uscito con le ossa rotte da questa vicenda. E inchiesta aperta anche sulla clinica Sant’Eufemia, gestita da Eurosanity, dall’imprenditore veneto Franco Binotto, subentrato a Pasqualini, per il "buco" di 28 milioni. Basteranno a fare luce sulla fine dell’Ospizio marino?
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