Falsa dichiarazione dell’Isee monfalconese rischia il processo

Avrebbe percepito 700 euro dal Comune senza averne diritto e la giunta è pronta a costituirsi parte civile «sia per danno materiale che di immagine»
Tiziana Carpinelli
Bonaventura Monfalcone-21.09.2016 Scuolabus-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-21.09.2016 Scuolabus-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura



L’amministrazione comunale si costituirà parte civile nel procedimento a carico di una cittadina di 46 anni, imputata di aver falsamente attestato il proprio Isee per ottenere agevolazioni economiche nei servizi resi dall’ente. Nello specifico: la mensa e il trasporto scolastico per il figlio minorenne.

La quantificazione complessiva delle somme di cui risultava aggiudicataria dei contributi in due tranche annuali (2017-2018 e 2018-2019), secondo l’ente «a discapito di altri cittadini in stato di bisogno», ammonta a circa 700 euro. L’incarico per l’assistenza legale e la difesa in giudizio del Comune di Monfalcone è stato affidato all’avvocato Giulia Martellos.

È chiaro, al di là della cifra definita dallo stesso segretario generale Luca Stabile «modesta», che l’amministrazione, con la decisione (assunta tramite delibera giuntale) della costituzione, suscettibile di eventuali risarcimento in caso di verdetto favorevole, intende mandare un messaggio forte e chiaro alla platea di richiedenti un supporto all’ente: non si sgarra.

Come sottolineato da Stabile, presente alla seduta dell’esecutivo a traino Lega dal voto unanime (assenti Giuliana Garimberti e Antonio Garritani), si tratta di una questione di principio: la posizione, come si legge nella delibera, «si rende doverosa per contrastare comportamenti fiscalmente non corretti e per provocare un effetto dissuasivo a tali condotte». All’ente è stato notificato il decreto di fissazione dell’udienza preliminare, che si terrà mercoledì al Tribunale di Gorizia. Il procedimento, a carico della 46enne, riguarda le ipotesi di reato di truffa aggravata (perché ai danni di un ente pubblico) e falso. Come precisato nella delibera la donna è «imputata di aver falsamente attestato il proprio Isee e di averlo altresì falsificato alterandolo, ai fini di ottenere agevolazioni economiche nei servizi comunali». Condotte che «hanno comportato un danno economico per il Comune».

La monfalconese sarà assistita dall’avvocato triestino Antonio Santoro, il quale valuterà «in sede di udienza preliminare la strada da seguire in questo caso», riservandosi ulteriori commenti nel prosieguo. Quanto al Comune viene identificato quale parte offesa, con facoltà di costituirsi appunto parte civile nell’iter. Tale passo è finalizzato a ottenere «la restituzione sia del danno materiale che di un eventuale danno all’immagine, se rilevato in sede di giudizio, che verrebbe direttamente quantificato dal giudice».

Una decisione politica, in ogni caso, l’autorizzazione a procedere in questa vicenda, assunta nella seduta di giunta e caldeggiata anche dal sindaco, stigmatizzando, in via generale, situazioni di falsificazioni di documenti per accedere a un bonus: simili escamotage, infatti, finirebbero con l’escludere dalle graduatorie persone in stato di bisogno, che si vedono invece scavalcare da altri richiedenti. —

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