False assunzioni di stranieri: 25 a processo

L’inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso del pm Montrone: rinviati a giudizio in 8, abbreviato per 17
Lasorte Trieste 20/07/10 - Foro Ulpiano, Tribunale
Lasorte Trieste 20/07/10 - Foro Ulpiano, Tribunale

In 17 sono stati ammessi al rito abbreviato. Nemmeno uno ha chiesto il patteggiamento. Altri otto, invece, si sono visti rinviare a giudizio dopo aver reclamato il loro proscioglimento. Per gli ultimi cinque, infine, la posizione davanti alla legge è stata congelata, ma solo perché risultano irreperibili: arrivati a Trieste da lontano (quattro dalla Cina e uno dal Bangladesh) con l’imbroglio presunto, eppoi spariti. Risultato: saranno processati a inizio autunno, per intanto, 25 dei 30 indagati di uno dei filoni della maxi-inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per falso ideologico in concorso (con l’aggravante per alcuni dello scopo di lucro, che fa partire la pena “teorica” da un minimo di cinque anni e sei mesi) su cui ha lavorato il sostituto procuratore della Repubblica Pietro Montrone.

Dei 25 alla sbarra, quasi tutti risiedono a Trieste: nove sono italiani, di cui sette nati in questa città, 12 sono cinesi, due bengalesi, uno è croato e uno tailandese. Il pm Montrone, in base alle ricostruzioni degli investigatori della guardia di finanza, ne contesta la responsabilità a vario titolo - dieci come finti datori di lavoro, quattro come finti domiciliatari, sette come complici e nove come finti lavoratori, il più delle volte come collaboratori domestici, di cui otto in arrivo dall’estero e uno già qui in attesa del riconogiungimento familiare di moglie e figlia minore - per un totale di dieci ingressi irregolari in Italia non legati tra loro, avvenuti tra il 2011 e il 2012, dietro la presentazione in Prefettura di false assunzioni.

Al quadro completo del destino processuale dei 30 indagati, per cui il pm aveva chiesto il rinvio a giudizio, si è arrivati l’altro giorno, al termine dell’ultima udienza preliminare davanti al gup Luigi Dainotti. Il quale, nell’occasione, ha fissato per il 24 settembre la data del rito abbreviato a carico dei 17 che lui stesso ha ammesso in più “puntate” precedenti. Sette di questi - secondo le accuse - si erano proposti come datori di lavoro, pur non essendo tali: si tratta del croato Damir Sovilj, 44 anni, difeso dall’avvocato Gianfranco Grisonich, degli italiani Dario Solinas, 59, Nadja Vaclik, 68, Andrea Pellaschiar, 36, e Fabrizio Fattor, 42, difesi rispettivamente dagli avvocati Mauro Dellago, Paolo Pacileo, Massimo Scrascia e Lucio Frezza, e dei cinesi Baba Wang, 29, e Huiying Jin, 27, rappresentati dall’avvocato Lucio Calligaris. Quattro avrebbero “prestato” la loro casa come domicilio dello straniero in arrivo indicato sulla domanda alla Prefettura: sono i cinesi Li Chen, 39 anni, Aidao Wu, 41, Chunwei Chen, 40, e Lifeng Ji, la prima difesa dall’avvocato Federica Danielis, il secondo e la terza difesi dall’avvocato Deborah Berton e la quarta da Pacileo. Cinque avrebbero quindi partecipato a vario titolo alla fittizia regolarizzazione per motivi di lavoro avanzata dagli pseudo-datori: sono l’italiano Boris Vuk e la cinese Xiu Hua Lin, 61 anni, difesi entrambi dall’avvocato Antonio Santoro, l’altra cinese Yingju Song, 44, rappresentata dall’avvocato Giorgio Caruso, e i due bengalesi Solaman Sardar, 31, e Rashed Kan, 34, difesi ancora da Berton. Tra gli ammessi al rito abbreviato compare infine pure un finto lavoratore, l’unico dei nove finiti nel fascicolo che era già in Italia al momento della domanda alla Prefettura, fatta in realtà per far arrivare qui moglie e figlia: è Chunping Ye, cinese di 46 anni, difeso da Calligaris, che aveva dichiarato di essere dipendente del ristorante “Jong Jing” ai fini proprio della possibilità di richiedere il ricongiungimento familiare di moglie e figlia.

Otto, invece, sono stati come detto gli indagati rinviati a giudizio con processo a dibattimento ordinario, la cui prima udienza è stata fissata dal gup Dainotti per il 7 ottobre. Tre sono i “datori di lavoro”: si tratta degli italiani Luciano Paolini, 73 anni, Roberto Lucchese, 52, e Giorgio Corossi, 55, difesi rispettivamente dagli avvocati Nicola Sponza, Carbone ancora e Luca Maria Ferrucci. Due sono presunti “complici”: la cinese Xiaohua Chen, 51 anni, rappresentata da Carbone, e l’italiana Alessandra Rosa, 44, difesa da Ferrucci. Tre, quindi, sono gli pseudo-lavoratori in arrivo: sono i cinesi Chunyi Zang, 52 anni, e Changwei Chen, 27, difesi rispettivamente dagli avvocati Laura Borsari e Carbone, e il tailandese Samran Srichomngam, 47, rappresentato a sua volta da Borsari.

Per altri cinque, infine, l’iter è sospeso: sono i finti lavoratori che, una volta arrivati a Trieste, se ne sono subito andati, facendo perdere le loro tracce. Quattro sono cinesi: Junlai Zhu, 25 anni, Weibao Zeng, 28, Tong Ye, ancora 25, e Xin Liu, 40. Uno è bengalese: Kashem Dali, 35 anni. Il giudice Dainotti ha dato mandato alle Fiamme gialle di notificare loro la convocazione per il 24 settembre, il giorno dell’abbreviato degli altri 17. Una disposizione di prassi, dato che non è detto che siano rintracciati, come poi non è detto che, pur rintracciati, si presentino a Foro Ulpiano.

@PierRaub

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