False spese di viaggio rimborsate dalla segretaria-amante

Per quasi un anno è riuscito a concedersi notti in suggestivi alberghi nella campagna senese e cene luculliane nei locali in della Versilia interamente a spese del proprio datore di lavoro. Come? Grazie alla complicità di una segretaria, che autorizzava i rimborsi delle spese sostenute durante le gite fuori porta, spacciandole ogni volta per trasferte di lavoro.
Un piano praticamente perfetto, sfumato solo all’ultimo a causa di un passo falso compiuto dallo scaltro agente di commercio: la fattura di un hotel decisamente “sospetto”, perchè localizzato in una città dove la sua ditta non aveva neanche lo straccio di un cliente. Una leggerezza che ha avuto conseguenze pesanti: nei confronti dell’autore del trucchetto sono scattati licenziamento e denuncia per truffa.
A doversi difendere ora dall’accusa di aver raggirato il proprio capo è un rappresentante di 36 anni, originario della provincia di Treviso ma residente da tempo a Trieste. L’uomo, fino allo scorso anno, era dipendente di una ditta specializzata nella produzione e fornitura di componenti industriali per cucine. Per conto di quell’impresa, aveva il compito di presentare prodotti, mostrare cataloghi e intrattenere rapporti con la clientela. Mansioni che, ovviamente, lo portavano a viaggiare in lungo e in largo per l’Italia.
Al rientro da ogni trasferta, puntualmente presentava ricevute e fatture, chiedendone i relativi rimborsi. Rimborsi che, come detto, venivano sempre autorizzati dalla segretaria della ditta. La donna, che si è scoperto in seguito avere una relazione sentimentale con il rappresentante denunciato, non batteva ciglio di fronte alle richieste dell’uomo. Anche perchè, è il sospetto del titolare che ha poi smascherato il giochetto, spesso e volentieri si trovava “in missione” con lui .
Lo schema è andato avanti per circa un anno, fino a quando il datore di lavoro di entrambi ha deciso di controllare con più attenzione le note spese presentate dall’uomo e vidimate dall’amante-complice. Dai controlli sono saltati fuori conti esorbitanti al ristorante (riferiti chiaramente a pasti per due), fatture di camere doppie in zone della Toscana suggestive dal punto di vista paesaggistico ma sguarnite di clienti, bollette del telefonino aziendale del tutto ingiustificate e resoconti del Telepass che accertavano uscite a caselli non inseriti nei percorsi previsti. Abbastanza, quindi, per far decidere di allontanare il rappresentante poco ligio al dovere.
Dopo la consegna della lettera di preavviso che anticipa il licenziamento, il dipendente si è immediatamente messo in malattia. Una mossa che non gli ha consentito di evitare la seconda “vendetta” del titolare beffato: la denuncia per truffa presentata in Questura e già segnalata in Procura. Per l’ex dipendente, quindi, potrebbe presto arrivare la richiesta di rinvio a giudizio.
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