Coppia con due bimbi senza casa dopo l’incendio a Gorizia, l’appello di don Nicola: «Qualcuno si attivi»
La famiglia, che aspetta il terzo figlio, viveva in via Trieste ma a marzo la casa aveva subito un incendio. Poi l’alloggio provvisorio in via San Giovanni, ora però indisponibile

Una famiglia nigeriana di quattro componenti rischia di trovarsi senza un tetto. Kingsey Cola, sua moglie e i loro due bambini (di quattro e due anni) devono infatti lasciare l’appartamento di via San Giovanni, dove abitano. Che, peraltro, già rappresentava una soluzione di fortuna.
Vivevano in affitto, in via Trieste, ma la casa, il 31 marzo, era andata a fuoco. Dopo una notte trascorsa in un albergo, a carico delle parrocchie, hanno trovato una sistemazione provvisoria di proprietà della Fondazione Ermacora e Fortunato. Che, tuttavia, dopo due mesi di ospitalità gratuita, devono abbandonare per un irrinunciabile intervento all’impianto idraulico che richiede lo sgombero delle stanze.
«Ora cercano con la massima urgenza un altro appartamento in affitto – racconta don Nicola Ban, responsabile dell’Unità pastorale “Porta aperta” – e se qualche cittadino ne ha uno da mettere a loro disposizione sarebbe ottima cosa. In altre situazioni simili, grazie all’Ater, si era riusciti a trovare una risposta all’emergenza abitativa. In questo caso, però, sembra davvero che ogni strada sia sbarrata. In questi mesi, abbiamo cercato un altro appartamento in affitto, ma trovare qualche proprietario che voglia dar fiducia a una famiglia nigeriana con figli piccoli è assai complesso. E, tra poco, una famiglia rimarrà senza un luogo in cui stare».
Inoltre, la moglie di Kingsey è incinta di un terzo figlio che partorirà in agosto. Un momento, per loro, davvero difficile. Al punto che l’uomo confessa senza esitazioni di aver paura, preoccupazione. Di professione, fa l’operaio alla Fincantieri, a Monfalcone, mentre lei fa la mamma. In città, nel territorio, non hanno parenti. Il primogenito è inserito nella scuola dell’infanzia, mentre il secondo la comincerà nei prossimi mesi.
«Dopo la prima notte nell’albergo – aggiunge don Nicola – speravamo che i servizi sociali del Comune si attivassero: hanno proposto di trasferire la mamma e i due bimbi in una comunità di pronta accoglienza, probabilmente del Veneto, mentre all’Istituto Contavalle, in via Garzarolli, non c’era posto, ma Kingsey, ovviamente, non ha voluto lasciar sola la sua famiglia».
Il sacerdote conosce la coppia da qualche anno e ne ha battezzato entrambi i figli. A questo punto, il suo invito è di indicare qualche possibile soluzione alla triste vicenda della famiglia, che vive a Gorizia da un decennio, alla mail del Centro di ascolto dell’Unità Porta Aperta: portaperta.cda@gmail.com.
«Quando abitava in via Trieste, la coppia pagava un affitto un po’ alto – conclude il sacerdote –. Di fatto, è sempre riuscita a sostenerne le spese». Lo stipendio di Kingsey, infatti, c’è, anche se non è certo a molti zeri. Eppure, resta la difficoltà a trovare una via d’uscita a questo periodo decisamente difficile. —
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